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08/10/2025 ore 06.40
Politica

Rosaria Succurro tra dimissioni da sindaca e decadenza: cosa può accadere a San Giovanni in Fiore

Incetta di voti ed elezione alla Regione, ma la prima cittadina e presidente della Provincia di Cosenza ha due strade da poter imboccare per la capitale della Sila

di Antonio Clausi

Prosegue inarrestabile l’ascesa di Rosaria Succurro all’interno di Forza Italia e della politica calabrese, forte di più di 10mila preferenze alle ultime Regionali. Al momento dell’insediamento a Palazzo Campanella risulterà contestualmente consigliera regionale, sindaca di San Giovanni in Fiore, presidente della Provincia di Cosenza e presidente dell’Anci Calabria. Le ultime tre cariche, tuttavia, sono destinate a decadere a stretto giro.

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La prima cittadina ha due strade da imboccare. La prima è quella di rassegnare le dimissioni da sindaco di San Giovanni in Fiore, scelta che porterebbe allo scioglimento immediato del Consiglio comunale e alla conseguente nomina di un commissario prefettizio. La seconda opzione, invece, è attendere la procedura di decadenza prevista dalla legge e garantire all’Ente di arrivare fisiologicamente ad elezioni.

Se Rosaria Succurro decidesse di non dimettersi subito, pertanto, i tempi per la sua uscita di scena da piazza Matteotti si allungherebbero. Dopo la proclamazione ufficiale degli eletti alla Regione Calabria, sarà infatti il Consiglio comunale di San Giovanni in Fiore a prendere atto della sua decadenza. In questo caso, le funzioni di sindaco verrebbero temporaneamente assunte dal vicesindaco Salvatore Cocchiero, che resterebbe in carica fino alle nuove amministrative. La normativa che regola la situazione è contenuta negli articoli 65, 69 e 53 del Testo unico degli enti locali (Tuel), che disciplinano le cause di incompatibilità e le modalità di decadenza degli amministratori locali.

Nel caso in cui Rosaria Succurro non presentasse le dimissioni entro dieci giorni dalla formale contestazione del Consiglio comunale, scatterebbe automaticamente la dichiarazione di decadenza. Anche in questo scenario, tuttavia, il Consiglio comunale verrebbe sciolto, ma primo cittadino (decaduto), giunta e consiglio resterebbero in carica fino al primo turno elettorale utile, fissato per la primavera del 2026. Durante questo periodo, le funzioni di sindaco sarebbero esercitate dal vicesindaco, garantendo la continuità amministrativa dell’ente.