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18/12/2025 ore 15.23
Sanita

Alopecia areata, una malattia invisibile: Cosenza accende i riflettori

Il 19 dicembre la UOC Dermatologia celebra la Giornata nazionale per chiedere riconoscimento, cure e diritti

di Redazione

Venerdì 19 dicembre 2025, dalle 15:00 alle 18:00, la UOC di Dermatologia celebra, anche a Cosenza e in contemporanea in tutta Italia, la Giornata Nazionale Italiana dedicata all’Alopecia Areata. Un appuntamento che nasce come momento di incontro, sensibilizzazione e consapevolezza su una patologia ancora oggi non ufficialmente riconosciuta dal Sistema Sanitario Nazionale, nonostante l’impatto profondo che ha sulla vita di chi ne è colpito.

A spiegare perché l’alopecia areata non possa essere ridotta a un problema estetico è il direttore della UOC Dermatologia, Eugenio Provenzano.

«L’alopecia areata è una patologia autoimmune complessa e imprevedibile – ha detto – che colpisce persone di ogni età e sesso e non può essere considerata esclusivamente un problema estetico. La perdita dei capelli e dei peli, spesso improvvisa e talvolta totale, ha un impatto profondo sulla qualità di vita dei pazienti, con ripercussioni significative sul benessere psicologico, relazionale e sociale».

Un impatto che, nella pratica clinica, si traduce spesso in una condizione di fragilità diffusa. «In molti casi l’alopecia areata è vissuta come una condizione invalidante – prosegue il direttore della Dermatologia del Mariano Santo – capace di compromettere l’autostima, la vita lavorativa e le relazioni interpersonali, esponendo i pazienti a isolamento, stigma e disagio emotivo. È fondamentale riconoscere la malattia nella sua interezza, superando la sottovalutazione che ancora oggi la accompagna».

La Giornata nazionale diventa così anche una richiesta chiara alle istituzioni. «Ribadiamo l’importanza di una presa in carico multidisciplinare – conclude Provenzano – il diritto al riconoscimento ufficiale della patologia, di un accesso equo alle terapie innovative e di una maggiore informazione rivolta alla popolazione. Solo attraverso consapevolezza, ricerca e supporto concreto possiamo garantire ai pazienti non solo cure efficaci, ma anche dignità, ascolto e inclusione».