Altri 80 medici cubani in Calabria. La provincia di Cosenza ne accoglierà 18
Uno dei mali atavici della sanità calabrese – conseguenza dei tagli insensati e trasversali – è il personale. Il blocco del turnover nei decenni passati oggi si ripresenta come il male di tutti i mali. Che ha costretto il presidente della regione e commissario alla sanità, Roberto Occhiuto, a bussare in casa d’altri, per l’esattezza a Cuba, rinomato hub di formazione medica. Li ricordiamo supportare il nostro Paese in fase pandemica. La “sfilata” dei medici cubani tra gli applausi rimarrà per sempre scolpita nell’immaginario collettivo.
Da qualche mese sono stati chiamati al capezzale della sanità calabrese a tappare le falle di un sistema che fa acqua da tutte le parti. Nella Locride, per esempio, sono diventati essenziali ed anche per questo le altre Asp hanno “bussato cassa”.
La “seconda ondata” di medici cubani è in arrivo in questi giorni. Saranno in tutto circa ottanta, la maggior parte di questi specialisti nell’emergenza-urgenza, quindi predisposti ad operare nei pronto soccorso ed in specialistiche difficilmente reperibile sul mercato del lavoro come gli anestesisti, gli ortopedici, i ginecologi, i cardiologi.
A spulciare i loro curricula, però, oltre all’emergenza urgenza, ci sono pochissimi ortopedici, qualche internista ed un solo ginecologo. Anche i cubani, quindi, non basteranno a tappare le falle del nostro sistema sanitario regionale.
I medici cubani, sostanzialmente, daranno una grossa mano ai pronto soccorso, in estate, periodo in cui la nostra Regione gonfierà maggiormente il petto. E tra l’ottantina di professionisti in arrivo, 18 di questi daranno destinati agli spoke della provincia di Cosenza. Appena sufficienti a consentire la copertura dei turni.
A questi si aggiungeranno un “manipolo” di medici italiani che hanno presentato domanda ad un bando presentato dall’Asp di Cosenza – il primo del genere in Italia – pubblicato per reperire sul mercato del lavoro specializzandi, ma con esperienze consolidate nei pronto soccorso. In circa sessanta hanno presentato domanda «ma solo una decina di questi – spiega il direttore sanitario dell’Asp di Cosenza, Martino Rizzo – entrerà in servizio, perché disponibili a quel genere di lavoro. Speriamo di “strapparne” qualcuno in più ma sarà difficile. Tra cubani e italiani consentiremo, però, una boccata di ossigeno ai nostri operatori».
I medici cubani entreranno in servizio prevalentemente negli spoke della costa, Corigliano Rossano e Cetraro Paola, qualcuno a Castrovillari e nell’ospedale di “frontiera” di Trebisacce.
«Non sappiamo ancora se e quanti di questi medici cubani arriveranno effettivamente – spiega Rizzo – perché siamo in fase di valutazione dei curricula. Poi dovranno frequentare il corso di italiano e quindi prendere servizio. I tempi? Ci vorrà la fine di luglio, speriamo bene che vada entro la metà del mese prossimo».
Nei pronto soccorso del “Giannettasio” e del “Compagna” di Corigliano Rossano potrebbero essere in quattro, «non di più», ma «tutto dipenderà dal bando con cui stiamo reclutando professionisti italiani. Abbiamo approfittato della normativa – ammette con amarezza il direttore sanitario dell’Asp di Cosenza – che ci consentiva di reclutare specializzandi ma non capisco perché partecipino. In sessanta erano idonei, solo una decina, interpellati, hanno offerto la loro disponibilità».
Dieci medici italiani – nella migliore delle ipotesi – più diciotto cubani: saranno circa 28 i professionisti che arriveranno in provincia di Cosenza a estate inoltrata.
La crisi di punti nascite
I cubani, però, non sopperiranno alle carenze delle ginecologie e ostetricie provinciali, quella di Corigliano e di Cetraro. «Purtroppo – evidenzia Martino Rizzo – tra i medici cubani non ci sono specialisti dei punti nascite. Non riusciamo ad attivare il punto nascite dell’ospedale di Cetraro proprio per carenze di specialisti e anche Corigliano sta iniziando ad andare in sofferenza. Stiamo profondendo sforzi immani per evitare che il sistema collassi, ma non è facile. Se mancano pediatri e ginecologi, non possiamo fare miracoli».
La sanità di prossimità
Il direttore sanitario dell’Asp di Cosenza rivela, infine, le prossime mosse. «Stiamo lavorando ad una sanità di prossimità, è questa la volontà dell’azienda: rifondare la sanità territoriale per garantire agli spoke la loro funzione, la cura degli acuti, poiché le cronicità vanno curate sui territori. Speriamo di poter risolvere i problemi con il nuovo atto aziendale. Siamo in attesa del dca sulla rete ospedaliera, il decreto di emanazione regionale che riorganizza gli ospedali».