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05/04/2024 ore 10.42
Sanita

Chiusura ginecologia al Sacro Cuore di Cosenza. Bianca Rende: «Prima i diritti delle donne»

La consigliera mette il dito nella piaga: «Chiedo al presidente Occhiuto se, a fronte della sua decisione, il nostro ospedale sia sufficientemente attrezzato per far fronte a una maggiore domanda»
di Redazione

Sulla questione della chiusura del punto nascite del sacro Cuore di Cosenza, dopo l’appello del ginecologo della clinica Raffaele Misasi, lanciato dal sito di Cosenza Channel, perché il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, in qualità di commissario ad acta della sanità, faccia un passo indietro, è intervenuta la la consigliera Bianca Rende. «Premessa necessaria: sono convinta che la rete sanitaria ideale sia quella che vede un sistema pubblico efficiente ed un privato convenzionato pronto a sopperire per soddisfare integralmente l’offerta. Non demonizzo il privato, anzi lo considero prezioso, ma a patto di dedicare le risorse, in misura prioritaria, per rendere gli ospedali pubblici attrezzati e sicuri. Penso che le Donne abbiano il diritto

a) di scegliere dove partorire;

b) di farlo in totale sicurezza loro e del bambino che sta per nascere;

c) di ricevere assistenza adeguata prima e dopo il parto.

Al Governatore Occhiuto, commissario per la Sanità calabrese, vorrei chiedere: Queste condizioni sono già integralmente presenti presso l’ospedale di Cosenza (al netto delle risorse che devono meritoriamente dedicarsi anche alla ginecologia oncologica)? C’è un numero di medici e soprattutto di personale sanitario (in primis ostetriche!) adeguato al numero delle prestazioni da effettuare? I circa 2500 parti eseguiti mediamente in un anno all’Annunziata esauriscono il numero delle richieste corrispondenti?

Il punto nascita di Cetraro che si vuole potenziare, è già adeguatamente attrezzato per realizzare le condizioni di cui sopra? Fin quando anche ad una sola delle domande formulate non può essere data risposta positiva, non si può concedere al privato, seppur richiedente, un cambio di specialistica in convenzione. Prima i diritti delle Donne. Prima la salute dei bambini. Prima la sicurezza negli ospedali. Poi, tutto il resto».