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15/10/2025 ore 09.30
Sanita

Autismo, la Corte d’Appello condanna l’Asp di Cosenza: dovrà rimborsare 70mila euro a una famiglia

Sentenza storica a Catanzaro: riconosciuto il diritto del minore a ricevere la terapia ABA. I genitori avevano anticipato tutte le spese dopo anni di inerzia della sanità pubblica

di Redazione

Una sentenza destinata a fare scuola nel panorama sanitario calabrese e non solo. La Corte d’Appello di Catanzaro ha emesso in favore di una famiglia cosentina - assistita dagli avvocati Salvatore Francesco Panza e Marco Giovanni Caraffa entrambi del foro di Cosenza - una dura condanna nei confronti dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza, imponendo a quest'ultima di rimborsare le spese sostenute dalla famiglia e necessarie per garantire il trattamento riabilitativo con metodo ABA (Applied Behavior Analysis) in favore del figlio affetto da grave disturbo dello spettro autistico.

Il provvedimento ribalta la decisione del Tribunale di primo grado e riconosce non solo il diritto del minore a ricevere cure adeguate, quanto (piuttostto) accerta e dichiara l'obbligo dell’ASP a farsi carico dell'erogazione (anche indirettamente, quindi per tramite del rimborso delle spese) del trattamento riabilitativo con metodo ABA.

Da Cosenza al Bambino Gesù di Roma

Il caso nasce nel 2019, quando i genitori del bambino, allora di sette anni, si sono visti costretti a rivolgersi al Tribunale di Cosenza per ottenere il riconoscimento del diritto del figlio ad accedere alla terapia ABA. Nonostante la patologia fosse certificata dagli stessi specialisti dell’ASP di Cosenza, nonché da prestigiosi centri nazionali, come l’Ospedale “Bambino Gesù” di Roma, la terapia non veniva fornita dalla struttura pubblica locale. Stante la mancata erogazione da parte dell'ASP di Cosenza di detta terapia, i genitori hanno dovuto sostenere (ad oggi) una spesa complessiva superiore a 70mila euro. Importo che, sulla scorta della sentenza resa dalla Corte d'Appello di Catanzaro, adesso dovrà essere corrisposto dall'ASP di Cosenza in favore della famiglia cosentina.

Questa non è solo la storia di un singolo bambino. È la fotografia di un sistema che non riconosce il valore del tempo, soprattutto per chi vive una condizione come l’autismo, dove ogni anno perso equivale a occasioni mancate di sviluppo, integrazione e miglioramento della qualità di vita. Soprattutto, questa è la storia di una famiglia che ha combattuto contro l’inerzia di uno Stato, che troppo spesso si è nascosta dietro i costi per non attivare ciò che è considerato da tempo una terapia validata dalla comunità scientifica. Una condanna che segna un punto fermo sul diritto alla cura delle persone con autismo e smentisce radicalmente l’inerzia dell’ASP, che per anni ha ignorato le esigenze terapeutiche del minore.

Gli avvocati Salvatore Francesco Panza e Marco Giovanni Caraffa, quali legali della famiglia, dichiarano la loro soddisfazione, non solo per l’esito favorevole della causa, quanto soprattutto per il livello di approfondimento e attenzione dimostrato dalla Corte d’Appello su un tema tanto delicato come quello dell’autismo e dei diritti terapeutici dei minori.

La sentenza riconosce finalmente che la terapia ABA, non risponde ad una scelta soggettiva delle famiglie, quanto piuttosto detto trattamento è validato dalla comunità scientifica, nonché prescritto dai centri specialistici presenti sull'intero territorio nazionale. Soprattutto, tengono a precisare i legali, che purtroppo il caso non è isolato: decine di famiglie in Calabria e in altre regioni italiane si trovano nella medesima condizione, ossia sono costrette a scegliere tra l’indebitamento e la rinuncia a terapie essenziali per i loro figli. La sentenza, dunque, non rappresenta solo una vittoria individuale, quanto un precedente cruciale per tutte quelle famiglie che ancora oggi lottano contro il silenzio delle istituzioni sanitarie e la mancata applicazione delle evidenze scientifiche.