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24/12/2025 ore 18.44
Sanita

Il direttore D'Amico: «Così sconfiggiamo diabete e obesità» | VIDEO

Il primario di Medicina dello Spoke Paola-Cetraro spiega il nuovo modello di presa in carico del paziente cronico tra terapie settimanali, umanità e continuità assistenziale

di Antonio Alizzi

«Sconfiggere il diabete è una delle grandi sfide della medicina contemporanea, anche per l'impatto che ha sulla sostenibilità dei sistemi sanitari. Ma oggi abbiamo gli strumenti per farlo». Il dottor Eugenio D'Amico, direttore dell'unità operativa complessa di medicina generale dell'ospedale Spoke Paola-Cetraro, parte da qui per spiegare come sono cambiate le cure e la presa in carico dei pazienti cronici.

Dalle pastiglie alla puntura settimanale: la rivoluzione terapeutica

«Un tempo si arrivava a dover assumere anche 10 o 12 compresse al giorno. Oggi bastano in molti casi delle semplici iniezioni settimanali. Sono farmaci capaci non solo di compensare il diabete, ma anche di intervenire su obesità e patologie cardiovascolari». Secondo D'Amico, il vero salto di qualità sta nella "terapia sartoriale": «Ogni paziente ha un suo profilo, obiettivi personalizzati, trattamenti costruiti su misura. Così si ottengono risultati duraturi».

Obesità e insulino-resistenza: patologie croniche da intercettare

Il diabete va affrontato insieme a obesità e insulino-resistenza. «Molti pazienti si definiscono insulino-resistenti senza sapere che questa condizione è la porta d'accesso al diabete. Va monitorata e trattata con attenzione. Non è solo questione di zuccheri: è una patologia cronica che coinvolge l'intero metabolismo».

Un nuovo modello: lo stesso medico per ogni paziente

Nel reparto guidato da D'Amico, ogni paziente trova sempre lo stesso medico in ambulatorio: «È il nostro modo per umanizzare la cura. Solo così si crea un rapporto di fiducia. Non è più tempo di burocrazia, ma di empatia. Il paziente ha bisogno di riconoscere chi si prende cura di lui». Una scelta che, spiega, migliora la compliance terapeutica e abbatte i tempi morti nella presa in carico.

Terapie moderne: come funziona la nuova puntura

«Non è insulina. Agisce sugli ormoni gastro-intestinali che stimolano il pancreas a produrre l'insulina giusta. Riduce la sazietà, migliora colesterolo e pressione, contrasta la steatosi epatica». Il dottor D'Amico ricorda che è una terapia indicata per chi ha obesità e diabete tipo 2, mentre è da evitare nei pazienti magri con carenza insulinica.

La gestione della cronicità: complicanze e presa in carico

«Il vero problema delle malattie croniche è che non sai quando si riacutizzano. Serve un monitoraggio costante. Il paziente deve essere informato, coinvolto, assistito anche nella gestione quotidiana. La cura passa anche dalla famiglia». Il modello messo in campo a Paola ha ridotto drasticamente i casi di piede diabetico: «Non perché siamo diventati più bravi, ma perché i nuovi farmaci riducono le complicanze vascolari».

La sfida culturale: empatia e comunicazione

Secondo D'Amico, la vera rivoluzione è culturale: «Dobbiamo tornare ad ascoltare i pazienti. Loro ci dicono tutto, se sappiamo stare in silenzio e leggere i segnali. Il rapporto medico-paziente è la base di ogni cura. Senza questo, nessuna tecnologia può bastare».

Sanità calabrese: dati Agenas e rete ospedaliera

«A Paola lavoriamo da anni con spirito di squadra. Grazie anche ai colleghi di ortopedia, oncologia, cardiologia, radiologia e pronto soccorso garantiamo percorsi chiari e assistenza efficace. I dati Agenas ci premiano. Ma bisogna abbattere il muro tra medici e pazienti».

Telemedicina, futuro e politiche sanitarie

Sul policlinico di Rende, il medico è chiaro: «Non è il luogo che fa la sanità, ma l'organizzazione e le persone. Serve entusiasmo, bisogna far restare i giovani. Serve formazione, spirito di servizio, umanità. Anche con la telemedicina possiamo risolvere tanti problemi, ma la tecnologia da sola non basta».

Le feste e l'alimentazione: i consigli

«Natale e agosto sono i periodi peggiori per i pazienti cronici. Ma qualche strappo si può fare, purché si recuperi nei giorni successivi. L'importante è non banalizzare la malattia. E capire che il paziente non è un pacco da spostare, ma una persona da accompagnare».