Franco Petramala, un libro che racconta la sanità e politica calabrese | VIDEO
Limitare gli esborsi dei cittadini per l’accesso a servizi sanitari privati non convenzionati, che oggi costituiscono il trenta percento del totale delle prestazioni e che per legge dovrebbero essere garantite dalla sanità universale a valere sulla fiscalità generale ed azzerare i costi ombra, quelli determinati dalla scarsissima produttività e dagli imboscamenti favoriti pure da una gestione poco attenta di Asp e Aziende Ospedaliere. Sono questi i due elementi da cui partire per rimettere in carreggiata la sanità calabrese secondo Franco Petramala.
Segretario regionale della Democrazia Cristiana alla fine degli anni settanta, presidente negli anni ottanta del Co.Re.Co., il Comitato Regionale di Controllo cui erano demandate le verifiche sugli atti delle province, dei comuni e degli altri enti locali, ma soprattutto a più riprese alla guida della sanità cosentina, Petramala ha presentato il libro intervista realizzato con il giornalista Francesco Kostner per Luigi Pellegrini Editore, il Possibile – il Concreto in politica e in sanità. Uno scritto denso di riflessioni, retroscena, vicende sviluppatesi nell’area bruzia negli ultimi quarant’anni eppure ancora agganciate all’attualità.
Coordinato dall’ex deputato cassanese Giuseppe Aloise, l’appuntamento ha registrato, oltre a quello degli autori, gli interventi di Eugenio Corcioni, presidente dell’Ordine dei Medici che ha firmato la prefazione della pubblicazione, di Sandro Principe, esponente socialista a lungo sindaco di Rende, Domenico Cersosimo, docente universitario già vicepresidente della Giunta regionale durante la legislatura guidata da Agazio Loiero.
Proprio Cersosimo ha descritto il volume come spigoloso e perciò penetrante «con qualche venatura di giallo, un po’ nostalgico e dai contenuti anche sorprendenti. Un libro pure di denuncia in cui non si fa mistero di come tutti i partiti politici abbiano usato la sanità come centro di clientele per alimentare rendite di posizione. Racconti di un altro mondo, di un’altra Cosenza. La fase odierna – ha riflettuto Cersosimo – è connotata dal presentismo per cui il passato viene manipolato e non vi è una visione del futuro. Petramala rompe questo schema riproponendo tematiche oggi come allora centrali nella vita delle comunità, soprattutto in campo sanitario laddove si continua a misurare i servizi erogati in termini economici e non in termini sociali. Per cui i finanziamenti vengono stanziati valutando l’anzianità della popolazione e non le loro condizioni di povertà. Mentre è proprio la povertà ad incidere sullo stato di salute. La malattia spesso è connessa con un disagio: si mangiano cibi non di qualità e le conseguenze si riflettono sull’organismo, si abita in ambienti malsani e si sviluppano patologie reumatiche».
Corcioni ha ricordato il rapporto di collaborazione instaurato da Petramala nella gestione degli enti sanitari «che in seguito non ho ritrovato mai più – ha aggiunto – Un clima positivo fondato su presenza fisica negli uffici, autorevolezza e terzietà. Importante la direttrice adottata di considerare il privato convenzionato a tutti gli effetti come un erogatore di servizi pubblici e che quindi debba essere governato dal pubblico nella scelta delle discipline da adottare: non solo quelle meno costose e rischiose ma quelle necessarie, di cui l’utenza ha bisogno, con cui si può realizzare una vera integrazione, un completamento dell’efficienza delle prestazioni in termini di qualità e di tempistica»
Corcioni ha inoltre detto la sua sulla notoria vicenda del nuovo ospedale di Cosenza, sostenendo la validità dell’ipotesi di costruirlo nella zona nord vicino all’Università e proiettato verso la provincia «che rappresenta peraltro un indotto determinante per tutta l’area urbana».
Per Sandro Principe la gestione sanitaria di Petramala è stata estremamente produttiva nonostante il rammarico della scelta, da parte del dirigente, di non investire nella realizzazione di un centro cardiologico di eccellenza a Rende «per il quale da sindaco mi ero impegnato, preferendo investire le risorse disponibili nell’assistenza domiciliare che alla fine degli anni ottanta raggiunse comunque livelli di eccellenza». Principe ha ricordato inoltre la scelta condivisa con Petramala «quando ero assessore regionale e lui dirigente del settore lavoro, di elevare dal tre al nove percento la quota del Fondo Sociale Europeo da destinare all’alta formazione» e poi la positiva esperienza alla presidenza del Coreco, incentrata in un’ottica non di censura ma di assistenza e cooperazione.
Lo stesso Petramala, si è detto critico rispetto all’abolizione di questo organismo «la cui operatività limitava l’illegittimità degli atti ad appena il tre percento. Oggi il compito del controllo è passato alla Corte dei Conti che però si esprime quando ormai gli atti hanno prodotto i loro effetti». Su politica e sanità non ha dubbi: «È inevitabile che le due sfere debbano incrociarsi. Ma il problema è la prevalenza della valutazione politica». C’è poi il rammarico del mancato rinnovamento della classe dirigente: «Dobbiamo superare la fase di osservazione incantata delle figure di riferimento del passato, le due M, Mancini e Misasi – dice – ed andare oltre».