L'ospedale di Cariati a un passo dalla riapertura. I Comitati in lotta: «Merito dei cittadini» - VIDEO
«Un passo importante». Mimmo Formaro, portavoce dei Comitati uniti per il Vittorio Cosentino e dell’associazione Le Lampare, commenta così l’esito della riunione del tavolo Adduce di ieri a Roma, in occasione della quale il governatore Roberto Occhiuto ha presentato il Programma operativo sanitario regionale. Un esito che riaccende la speranza, stavolta con un segno concreto, per l’ospedale di Cariati e per un intero territorio che non aspetta altro che la riapertura del presidio.
Tre le strutture, tutte del Cosentino, che – come ha dichiarato Occhiuto – sono state inserite nella rete ospedaliera regionale: Praia a Mare, Trebisacce e Cariati. Tre comuni ma non solo, tre aree che aspettavano con il fiato sospeso questo incontro romano a cui è legato il loro destino dal punto di vista sanitario. Non più periferia del diritto alla salute, dunque, ma punti nevralgici di un sistema che torna a farsi servizio e cancella l’onta di quella riconversione del 2010 che il concetto stesso di servizio lo aveva cancellato con un colpo di spugna, lasciando intere zone sguarnite dell’assistenza necessaria.
«Adesso i ministeri dell’Economia e dalla Salute faranno le loro osservazioni – ha detto il presidente della Regione dopo la riunione di ieri – e successivamente il Programma sarà definitivamente approvato, determinando lo sblocco del contributo di solidarietà di 60 milioni di euro contenuto nel decreto Calabria». Intanto però, ci tiene a sottolineare, le promesse sono state mantenute.
È soddisfatto Mimmo Formaro, combattente della prima ora per la causa cariatese. Lingua tagliente e nessuna paura di dire quello che pensa, anche in faccia a chi governa le “stanze dei bottoni”, con altrettanta schiettezza evidenzia che stavolta in quelle stesse «stanze dei bottoni» è stato mosso «un passo importante verso il recupero dell’ospedale».
«Le cose procedono in maniera positiva – aggiunge –, ferme restando le osservazioni dei ministeri. Credo che la battaglia che stiamo conducendo per la riapertura dell’ospedale sia giunta alla fase finale». E il merito, questo è un dato oggettivo, è tutto di chi in questa battaglia ha creduto fin dall’inizio: quei cittadini che al fianco di Mimmo Formaro hanno chiesto e richiesto, senza stancarsi mai, riuscendo a far diventare quello di Cariati un caso internazionale. Qualche mese fa attirò l’attenzione e rimbalzò di testata in testata – ma non fu l’unico – l’appello del leader dei Pink Floyd Roger Waters, perentorio come quando è in corso un’emergenza: «Riaprite l’ospedale subito!».
Mimmo Formaro tutto questo lo sa bene e mentre, con l’onestà intellettuale che lo caratterizza, riconosce a Occhiuto di stare agendo nella direzione stabilita, con altrettanta onestà non può non ascrivere questo risultato alla testardaggine di chi come lui si è speso in prima persona per riappropriarsi di un diritto sottratto ingiustamente. Questo risultato, afferma, «è dovuto al clamore suscitato dalla nostra protesta grazie alla caparbietà della cittadinanza che continua a presidiare l’ospedale».
Si va avanti, adesso, anche se con il cuore più leggero, perché la lotta non deve mai comunque abbassare la guardia. Continuare a chiedere, sempre, fino a poter stringere nel pugno quel pezzo di civiltà negato per anni: «La lotta a Cariati continua per il diritto alla salute, continua perché il territorio ha bisogno del Pronto soccorso, ha bisogno dei posti letto, ha bisogno di una sanità a tutto tondo».
Intanto ieri sera, mentre Occhiuto discuteva del Piano operativo, sempre a Roma la combattiva Cariati è stata protagonista al Teatro Argentina di Roma, dove l’attore Neri Marcorè ha letto le pagine dell’ultimo libro di Gino Strada, “Una persona alla volta”, in cui si parla proprio della lotta per la riapertura del “Vittorio Cosentino”. «La Calabria è l’emblema della diseguaglianza sanitaria in Italia, e nel mondo», scriveva il fondatore di Emergency. Gino Strada questa diseguaglianza l’aveva toccata con mano. E per lui, che quella stessa mano l’aveva poi tesa alla Calabria e a Cariati, facendo proprie le rivendicazioni della popolazione, i Comitati uniti hanno chiesto l’intitolazione di una strada cittadina. Perché un sogno collettivo merita la memoria collettiva.