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21/12/2022 ore 17.51
Sanita

Sanità, Orrico: «Negli ospedali di Cetraro e Praia macchinari usati poco e male»

La parlamentare del Movimento 5 Stelle ha presentato un'interrogazione al ministro della salute Schillaci sulla cattiva gestione delle due risonanze magnetiche nei presidi del Tirreno cosentino
di Redazione

«La sanità calabrese lamenta tante carenze di varia natura, però, quando le risorse ci sono, in questo caso quando gli strumenti ci sono, non è pensabile che vengano utilizzati poco e male. Altrimenti c’è spreco di denaro pubblico e pregiudizio per la salute dei cittadini». Lo afferma in una nota la deputata del Movimento 5 stelle Anna Laura Orrico.

«Mi riferisco – dice Orrico – alle due macchine di risonanza magnetica ad alto campo di cui sono dotati gli ospedali di Cetraro e Praia a Mare, grazie ai quali si possono effettuare esami altamente specialistici riguardanti una vasta gamma di patologie e che, purtroppo, a causa di guasti, ritardi nelle riparazioni e scarso utilizzo non riescono a soddisfare le richieste dei tanti residenti della vasta area interessata. Circostanze, queste, denunciate da alcuni cittadini del territorio e da alcuni medici».

«I macchinari diagnostici invece – prosegue l’esponente pentastellata – se utilizzati a pieno regime, con adeguato personale medico a supporto, possono fornire un numero di prestazioni tale da mitigare notevolmente il doloroso fenomeno della migrazione sanitaria nonché la necessità, da parte dei cittadini della zona, di rivolgersi a strutture sanitarie private che determina un aggravio delle spese da sostenere per le cure».

«Ecco perché – conclude Anna Laura Orrico –, ho presentato un’interrogazione parlamentare rivolta al ministro della Salute Schillaci per capire se la cattiva gestione dei macchinari diagnostici in questione, quindi il loro utilizzo e la loro manutenzione, non rappresentino un grave danno per il diritto alla salute dei cittadini dell’Alto Tirreno cosentino che non possono così godere di adeguati livelli di prestazioni e servizi sanitari».