Sezioni
14/12/2025 ore 08.12
Societa

Abbattuti due cipressi secolari dietro la chiesa di Arcavacata: esplode la protesta dei cittadini

Il Comitato Popolare denuncia l’eliminazione di alberi monumentali piantati nel 1890: «Nessun confronto, perizia contestabile, danno irreversibile alla memoria del luogo»

di Redazione

Un abbattimento che lascia sgomenti e che, secondo il Comitato Popolare pro riapertura della Chiesa di Arcavacata, rappresenta «un atto di estrema gravità, consumato senza confronto e senza rispetto per la storia del luogo». È quanto accaduto nella mattinata di ieri, intorno alle 8:30, presso la Chiesa di Maria Santissima della Consolazione di Arcavacata di Rende, dove sono stati tagliati due cipressi secolari collocati alle spalle del campanile.

Secondo quanto riferito dal Comitato, l’intervento sarebbe stato disposto a seguito di una segnalazione del parroco, che avrebbe indicato una presunta instabilità delle piante dovuta alla presenza di cavità nei tronchi, valutazione poi confermata da un sopralluogo di due agronomi. Ma la ricostruzione fornita dai cittadini solleva forti perplessità. «Non è il primo tentativo di rimozione di questi alberi – ricordano dal Comitato – già nel dicembre 2023 si era provato ad abbatterli senza le necessarie autorizzazioni, e solo grazie alla mobilitazione popolare l’intervento fu bloccato».

L’abbattimento di ieri viene dunque letto come «l’esito finale di una volontà già manifestata in passato», maturata senza che fosse mai avviato un reale confronto con la comunità. Il Comitato riferisce infatti di aver inviato una diffida formale, tramite il proprio rappresentante legale, proponendo soluzioni alternative di messa in sicurezza che evitassero il taglio, ma senza ottenere alcuna risposta.

Durante le operazioni di abbattimento, spiegano ancora i cittadini, «è stato possibile constatare direttamente che le sezioni dei tronchi non presentavano cavità evidenti, né segni di marciume o compromissioni strutturali tali da giustificare un intervento così drastico». Si trattava di alberi con un’età stimata intorno ai 150 anni, piantati nel 1890 nei pressi delle tombe dei baroni di Arcavacata, «veri e propri elementi monumentali, parte integrante della memoria storica, religiosa e ambientale del luogo».

Un valore che, per il Comitato, rende l’abbattimento ancora più grave, soprattutto alla luce del fatto che la chiesa stessa risulta chiusa dal 17 novembre 2023 per mancata manutenzione. «Non possiamo accettare – sottolineano – che due cipressi di tale importanza storica e simbolica vengano eliminati senza aver esplorato ogni possibile alternativa, né che una perizia si riveli, di fatto, infondata».

Da qui l’appello a fare chiarezza su quanto accaduto. «Si tratta di un danno irreversibile – conclude il Comitato – un abuso che colpisce la storia, il paesaggio e l’identità di Arcavacata. Quei due alberi, cresciuti in 150 anni, non potranno mai essere restituiti alla comunità».

Il Comitato ha annunciato di aver messo a disposizione materiale fotografico che documenta lo stato dei cipressi prima dell’abbattimento e la situazione attuale dell’area, oltre a un video-racconto con intervista realizzato dal professor Salituro, residente storico di Arcavacata.