Baby Sugar, fenomeno in crescita in Calabria. Parla Renzo: «È prostituzione minorile digitale»
La pedagogista Renzo denuncia l’espansione del fenomeno nella nostra regione e richiama famiglie e istituzioni alle proprie responsabilità
Non è una moda, non è un linguaggio giovanile e non è un nuovo trend social. Il fenomeno Baby Sugar, insieme alla figura del Sugar Daddy, sta assumendo una dimensione ben più grave anche in Calabria, trasformandosi in una forma di prostituzione minorile mediata dal digitale. A denunciarlo con fermezza è la pedagogista Teresa Pia Renzo, che richiama la società adulta a responsabilità finora rimandate e spesso ignorate.
Le sue parole sono un monito chiaro: continuare a descrivere queste dinamiche come curiosità mediatiche o argomenti da talk-show significa abbandonare i minori nelle zone più buie della rete e nella parte più fragile del mondo adulto.
Quando mancano valori e guida, nessuno è davvero al sicuro
Per Renzo, il terreno fertile su cui attecchisce questo fenomeno è la diseducazione diffusa, unita all’assenza di riferimenti solidi e a una costante esposizione agli schermi. Un contesto che non riguarda solo le grandi metropoli: «Il digitale non conosce confini. Una ragazzina di qui ha accesso alle stesse piattaforme e agli stessi contatti di chi vive a Milano o Roma».
Secondo la pedagogista, la crescita del fenomeno in Calabria non dovrebbe stupire: scuola, famiglia e istituzioni non riescono più a costruire un argine stabile di protezione.
Sugar Daddy e Baby Sugar: uno scambio, non una relazione
La dinamica è semplice e devastante. Il Sugar Daddy è un uomo adulto che offre oggetti di lusso, denaro, viaggi, attenzioni. La Baby Sugar è una minorenne che accetta questo scambio per sentirsi parte di un mondo che vede sui social e che vuole imitare: «Non è affetto, è una transazione», sottolinea Renzo.
Molte adolescenti accedono da sole alle piattaforme che facilitano questo tipo di contatti: pubblicano foto, lasciano recapiti, cercano uomini adulti pronti a soddisfare desideri che non possono permettersi. Ed è proprio questa adesione volontaria a rendere la situazione ancora più insidiosa.
Non accade altrove: accade anche qui, nelle nostre città
Il fenomeno riguarda ogni territorio. «Succede anche da noi, nelle nostre scuole, nelle nostre comunità», avverte la pedagogista. E succede mentre gli adulti restano convinti di vivere in una bolla protettiva che non rispecchia più il mondo reale.
L’apparente consapevolezza dei minori, spesso convinti di gestire la situazione, è un inganno pericoloso: ogni scambio con un adulto è sfruttamento, non libertà.
La responsabilità degli adulti: un vuoto che diventa ferita
Renzo non si limita a denunciare il ruolo degli uomini che adescano. Indica invece un concorso di responsabilità adulto troppo spesso taciuto. «Le ragazzine che entrano in queste piattaforme non lo fanno per caso. Vogliono apparire, competere, imitare modelli tossici che vedono ogni giorno».
E poi la domanda più dura, quella che mette in crisi ogni alibi: quando una sedicenne sparisce per giorni e rientra con regali costosi, dove sono i genitori?
L’educatrice parla di “primo anello che si spezza”: un ambiente familiare assente, confuso, incapace di ascoltare.
Un fenomeno europeo: adolescenti che non sanno di essere vittime
Le organizzazioni che monitorano lo sfruttamento minorile registrano migliaia di adolescenti coinvolti in forme di transactional sex in tutta Europa. Un dato che conferma la dimensione strutturale del problema. La minorenne può convincersi di essere consapevole, ma ciò non cambia la realtà: quando c’è scambio con un adulto, c’è violenza.
La vera rieducazione deve partire dagli adulti
Per Renzo, la soluzione non sta solo nel parlare ai ragazzi: «Bisogna parlare agli adulti. Ai genitori che non controllano, agli insegnanti lasciati soli, alle istituzioni che intervengono tardivamente». La pedagogista invita a recuperare tre pilastri essenziali: presenza, limite, responsabilità. Perché nessun adolescente può difendersi da solo da un modello sociale che glorifica la mercificazione di sé.