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24/02/2025 ore 07.30
Societa

Cetraro, docente in carrozzina attende visita domiciliare da mesi: «C'è un solo fisiatra per tutta la costa»

Vittima di un incidente, all'interno delle aule scolastiche ha bisogno sempre di qualcuno per potersi spostare. E si sente imprigionato
di Francesca Lagatta

«Non sono disabile, è la società che mi rende tale». Ce lo siamo sentiti dire decine di volte, in questi anni, ogni qualvolta abbiamo raccontato la storia di un cittadino in carrozzina, costretto a far valere i suoi diritti chiedendo aiuto alla stampa. La frase potrebbe essere applicata anche alla vicenda di Agostino Colella, ingegnere e docente al liceo nautico di Cetraro, finito in carrozzina dopo un incidente in mare nel 2017, che da allora combatte tutti i giorni contro la lenta burocrazia calabrese e una sanità che fa acqua da tutte le parti.

L’ultima stortura è l’estenuante attesa di una visita domiciliare che dovrebbe servire a dargli maggiore autonomia, ma che, al momento, non può essere effettuata perché l’unico fisiatra autorizzato sarebbe troppo impegnato , perché coprirebbe da solo un territorio che va da Tortora ad Amantea. Cento e più chilometri di costa e migliaia di casi che ingolfano il sistema e lasciano le persone con disabilità nel limbo.

Dal dramma alle battagli per i diritti

Riavvolgiamo il nastro. Nel 2017 l’ingegner Colella è vittima di un incidente e il suo corpo rimane in gran parte paralizzato. Quando esce dall’ospedale riesce a muovere a malapena gli occhi. Ma non si arrende e si affida alle terapie dei medici, che si rivelano giuste. Il paziente non riesce a camminare, ma recupera in parte la mobilità degli arti superiori, riesce a stare seduto, riprende lentamente a vivere e si riprende il suo posto nel mondo.

Si rimette a studiare, vince un concorso e trova un posto al liceo Nautico di Cetraro. La distanza casa-lavoro è breve, ma nelle sue condizioni le difficoltà sono tante. La carrozzina elettronica su cui si sposta è pesante, ingombrante, può essere utilizzata per l’esterno, ma all’interno, tra le aule scolastiche, corre il rischio di farsi male e fare del male a qualcuno. Per spostarsi ha sempre bisogno di un’anima pia che gli dia una mano, anche per trasportare le sue cose.

«I miei alunni e i miei colleghi – ci dice – sono straordinari, non mi hanno mai fatto sentire solo», ma riavere la propria autonomia avrebbe tutto un altro sapore. L’ingegnere fa enormi sacrifici, non salta una seduta di fisioterapia e, alla fine, anche se non cammina, fa passi da gigante. La scorsa estate, d’accordo con i suoi terapisti, decide che sia arrivato il momento di cambiare la carrozzina, prenderne una più piccola, più leggera, una che gli garantirebbe piena libertà, dentro e fuori le aule scolastiche. Il 5 novembre 2024 fa domanda per una nuova visita fisiatrica che attesti i suoi miglioramenti e giustifichi la richiesta di un nuovo dispositivo. Ma da allora tutto tace e lui è costretto a muoversi su una carrozzina che non è più adatta alle sue esigenze e, in qualche modo, lo fa sentire imprigionato.

Un solo fisiatra per tutta la costa tirrenica cosentina

Colella sollecita, chiede agli addetti ai lavori di sapere se e quando il fisiatra andrà a casa sua, ma si sente rispondere che deve avere pazienza. C’è un fisiatra che è addetto alle visite ambulatoriali, mentre quello addetto alle visite domiciliari ha una sfilza di richieste da smaltire. Il suo campo d’azione è l’intera costa tirrenica e i pazienti a cui far visita sono centinaia. «Forse – dice il docente – sarebbe il caso che ne assumano un altro, o altri due, non so».

Un nomenclatore vecchio e obsoleto

In Calabria la vita delle persone con disabilità è costellata di ritardi e inadempienze, ogni diritto viene calpestato dai tagli scellerati alla sanità, ma anche da una classe politica che sembra vivere fuori dal mondo. «Se posso dirlo da ingegnere – aggiunge – lo Stato mi aiuta al 30%, per il 70% no. Gli ausili ci sono, ma sono pochi, non c’è organizzazione. Abbiamo un nomenclatore che ormai è obsoleto, è fermo al 1999. Per chi non lo sapesse è il libro degli ausili che spettano a una persona disabile», o, più tecnicamente, “il documento emanato e periodicamente aggiornato dal Ministero della Salute che stabilisce la tipologia e le modalità di fornitura di protesi e ausili a carico del Servizio Sanitario Nazionale”.

I disagi per tutta la famiglia

Ne consegue che a prendersi cura di una persona con disabilità sono quasi sempre i famigliari e gli affetti più cari, i quali, molto spesso, devono rinunciare a un pezzo della loro vita per sostituirsi allo Stato. «Ma non lo ritengo giusto – conclude Colella – in questo modo si condizionano le loro esistenza. Sarebbe ora di rinnovarci».