Cosenza, addio alle cabine telefoniche residuo novecentesco di un mondo in disuso
La fine di un’epoca che era già terminata da un pezzo, ma a cui nessuno faceva più caso. Le cabine telefoniche che hanno accompagnato l’adolescenza di milioni di italiani verranno rimosse nelle prossime settimane. Cosenza non farà eccezione, tanto che sono già comparsi i cartelli che ne annunciano l’epilogo, insieme ad altre 16mila in tutta Italia, per i primi giorni di agosto.
Tramontano così i punti di riferimento di un tempo, quando i telefonini erano ad appannaggio di pochi o di nessuno e le cabine della Tim (prima Telecom e prima ancora Sip) garantivano privacy, anonimato ed evasione. La diffusione capillare dei cellulari negli ultimi 25 anni ne ha fatto man mano venire meno la funzione originaria.
L’AGCOM, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, nello scorso mese di maggio ha così stabilito che non è più necessario assicurare la disponibilità delle postazioni di telefonia pubblica stradale, ossia le vecchie cabine telefoniche. Per questo motivo, ad eccezione di alcuni luoghi, decade la rilevanza sociale. Resta invece in ospedali e strutture sanitarie equivalenti con almeno 10 posti letto, carceri e caserme con almeno 50 occupanti. Ma anche laddove la zona risulti isolata dalla rete dei cellulari non si potrà procedere alla rimozione.
Cabine telefoniche, un cult
Dodici italiani su 100 non hanno mai utilizzato una cabina telefonica, segno dei tempi e della modernità. Forse anche di un’età media in Italia abbastanza alta, tanto che molti (giovanissimi) non sanno bene cosa sia: parole che suonano come un’eresia per chi è intorno ai 40 anni o li ha già superati da un pezzo.

Il cinema italiano ha sempre dedicato particolare attenzione alle cabine, a prescindere dal genere. Come dimenticare Fantozzi e Filini che, a spese del ragioniere Ugo, permettono al geometra Calboni di chiamare 126 utenze prima di recarsi all’Ippopotamo Night Club da signore «dell’alta aristocrazia borghese» compreso «qualche grande nome».
A prescindere dalle pellicole, hanno segnato un’era. Dapprima a gettoni, poi con le monete ed infine con le famose schede. Negli anni ’90 impazzavano i collezionisti, tanto che la compagnia telefonica ne metteva in commercio tipologie differenti così da favorirne gli scambi e gli archivi. In assenza dei telefonini, erano il mezzo di comunicazione ideale per effettuare una telefonata lontana dalle orecchie indiscrete dei genitori. Ma talvolta anche di mariti e mogli.
Fondamentali, inoltre, per organizzare i sabato sera, fare scherzi l’uno dopo l’altro, sentire i parenti fuori città o all’estero e per contattare fidanzatine o morosi dalle località di villeggiatura. Insomma, una volta era l’unico modo di telefonare quando ci si trovava fuori casa. Strano da credere, oggi, in un mondo dove Whatsapp è la piazza virtuale senza cui ci si sente persi. Il real time non esisteva, l’appuntamento preso dalla cornetta erano le due spunte blu e il pollice alzato del presente. Addio alle cabine telefoniche, ultimo residuo di un secolo che non c’è più.