Cosenza, il centro storico dimenticato: «Noi commercianti non sappiamo più come andare avanti»
“Sono giorni veramente difficili!”. È un grido di dolore, ma anche di dignità, quello che arriva dal cuore del centro storico di Cosenza. A lanciarlo pubblicamente è lo staff del Caffè Telesio, storico presidio di socialità nella piazza che porta il nome del filosofo cosentino. Un locale amato e frequentato da residenti, turisti e studenti, oggi messo in seria difficoltà da una serie di chiusure che sembrano penalizzare sempre più questa parte della città.
“Ancora una volta – scrivono i gestori del Caffè in un post accorato – il nostro caro centro storico è trattato malissimo. Con queste chiusure continue, noi non riusciamo più a lavorare come vorremmo. Spero che qualcuno ci aiuti, noi onestamente non sappiamo più come andare avanti. Siamo in grande difficoltà!”.
Il messaggio, che in poche ore ha raccolto centinaia di condivisioni e commenti solidali, punta il dito contro una situazione che molti cittadini conoscono bene: una lenta, inesorabile marginalizzazione del centro storico, che sembra essere diventato l’ultimo dei pensieri dell’amministrazione. Dopo la chiusura dell’ufficio postale, dopo la chiusura della banca, adesso tocca anche alle strade: transennate, rese inaccessibili per lunghi periodi, senza comunicazioni chiare e senza alternative pensate per sostenere il tessuto commerciale locale.
Un lento isolamento
Il centro storico di Cosenza, uno dei più antichi e suggestivi d’Italia, è oggi un quartiere in sofferenza. Eppure non mancano i commercianti coraggiosi, come quelli del Caffè Telesio, che ogni giorno tengono aperte le loro attività nonostante tutto: le difficoltà logistiche, il calo di affluenza, l’assenza di servizi, la mancanza di parcheggi e la percezione crescente di abbandono.
“Non vogliamo fare polemiche inutili – chiariscono dal locale – ma chiediamo solo una cosa: poter lavorare”. Il tono è civile, la richiesta legittima. Nessuna accusa pretestuosa, nessuna rabbia gratuita. Solo la constatazione di una realtà che rischia di diventare irreversibile: se il centro storico continua ad essere tagliato fuori, se chi lavora in questi luoghi non viene ascoltato, sarà difficile immaginare un futuro.
Dopo la cultura, l’economia: un doppio colpo
Negli ultimi anni, molti cittadini e associazioni si sono mobilitati per ridare dignità e visibilità al centro storico, puntando sulla cultura, sul recupero dei palazzi, sulla valorizzazione del patrimonio artistico e religioso. Ma senza un’economia viva, senza botteghe, bar, librerie, ristoranti, senza posti dove le persone si incontrano e costruiscono relazioni quotidiane, anche la cultura rischia di diventare una parentesi sterile.
E allora il punto è proprio questo: non bastano gli eventi spot o i grandi progetti se non si parte dalla vita reale di chi ogni mattina alza una serranda e prova a tenere in piedi una piccola impresa tra mille ostacoli. Se al disagio strutturale si aggiungono chiusure improvvise di strade, cantieri mal gestiti o semplicemente l’assenza di una strategia, si soffoca quel tessuto vivo che è il commercio di prossimità.
Serve un patto vero per il centro storico
Cosenza ha bisogno di un piano chiaro, condiviso, concreto per il rilancio del suo centro antico. Un patto tra istituzioni, cittadini, esercenti e professionisti. Un progetto che non lasci soli i commercianti, ma li coinvolga come primi attori del cambiamento. Che metta ordine negli interventi urbanistici, dia tempi certi per i lavori, apra canali di dialogo permanente con chi ogni giorno vive il territorio.
Non si tratta solo di “aprire le strade”, ma di garantire accessibilità, visibilità, opportunità. Magari attraverso agevolazioni fiscali, incentivi per nuove attività, una rete di mobilità leggera ed efficiente, e soprattutto ascolto. Perché le voci come quella del Caffè Telesio non restino nel vuoto, ma siano raccolte come segnali preziosi per chi ha il dovere di governare la città.
Il valore della resistenza quotidiana
Dietro ogni attività commerciale del centro storico c’è una storia di impegno, di tenacia, di amore per il territorio. C’è chi ha investito tutto su un’idea, chi ha scelto di restare dove tutti se ne andavano, chi crede ancora che questo pezzo di città possa rinascere.
Ma la speranza, da sola, non basta. Servono azioni, scelte, risposte. “Noi chiediamo solo di lavorare” – dicono i gestori del Caffè Telesio – ed è una richiesta che dovrebbe suonare come un campanello d’allarme. Perché quando chi tiene vivo il cuore della città smette di crederci, è tutta la città a perdere qualcosa.
Il centro storico non può essere lasciato a morire. La sua rinascita non è una questione di nostalgia, ma di giustizia sociale, economica e culturale. E ascoltare chi lo abita ogni giorno è il primo, indispensabile passo.