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23/11/2023 ore 21.30
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Cosenza, l'Auser inaugura il nuovo ambulatorio "senza confini" | VIDEO - FOTO

Dedicato principalmente a migranti e senza fissa dimora, sorge per garantire a tutti il diritto alla salute. Valerio Formisani: «Da noi non ci sono ultimi, irregolari o senza diritti»
di Antonio Clausi

Un ambulatorio “senza confini” nel cuore di Cosenza per garantire il diritto alla salute sancito dalla costituzione anche a chi non ne ha le possibilità. È stata inaugurata oggi pomeriggio la nuova sede dell’Auser a Via Milelli, in un quartiere storico come la Riforma, punto di congiunzione tra la parte vecchia della città e la nuova. 

L’ambulatorio, nato il 21 aprile 2010, fornisce assistenza sanitaria di base e specialistica a quella fascia di popolazione migrante ed emarginata. La novità è che può contare su un consistente numero di professionisti che prestano il loro servizio in modo del tutto gratuito e volontario. Ad esempio, gli odontoiatri eseguono visite e cure dentistiche senza alcuna richiesta di compenso. In più è garantito il trasporto assistito di disabili e anziani con auto attrezzata.

Il taglio del nastro è stato affidato al sindaco Franz Caruso, la cui amministrazione ha concesso l’utilizzo della struttura, e a due migranti che si sono impegnati affinché il progetto divenisse realtà nel più breve tempo possibile. «Questo ambulatorio per noi non è solo un’opportunità – ha detto Fofana, uno di loro che fa il mediatore linguistico e culturale – ma una speranza. È qui che, a migliaia di chilometri da casa, noi ci rivolgeremo quando ce ne sarà bisogno. Ringrazio l’Italia, ma in particolare la Calabria e Cosenza per l’accoglienza e per l’integrazione che ci ha regalato. Questa accoglienza andava ricambiata ed è per questo che abbiamo dato tutto noi stessi per realizzare questo posto».

Il frontman dell’ambulatorio “senza confini” è Valerio Formisani, medico degli ultimi che raccontò se stesso ai nostri microfoni una volta andato in pensione. È un direttore sanitario sui generis che non ha esitato a mettere i puntini sulle “i”. «Iniziammo 13 anni fa con un’idea ben precisa: rivolgerci specialmente a chi non aveva diritti. All’epoca erano, e purtroppo sono ancora, i cosiddetti immigrati irregolari. Che poi dovrebbero spiegarcelo che cosa significa irregolari – ha sottolineato -. Aver aiutato tanti di loro e tanti senza fissa dimora è stato per me è stato un arricchimento professionale e umano».

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Davanti al presidente nazionale dell’Auser Mimmo Pantaleo e della sede di Rende Elena Hoo, ha preso poi la parola quello territoriale. Luigi Campisani ha ringraziato i presenti, il primo cittadino, gli assessori, il segretario della Cgil Massimiliano Ianni e ultimo solo in un elenco Padre Fedele presente in sala, definito il precursore di questo tipo ti attività. Franz Caruso non poteva che essere d’accordo: «I suoi insegnamenti trovano sbocco in opere come queste – ha detto -. Sono orgoglioso che componenti della mia squadra di governo quali Mariateresa De Marco e Veronica Buffone, la dirigente del Welfare Sofia Vetere e i consiglieri Andrea Golluscio e Caterina Savastano abbiano fortemente voluto che l’ambulatorio trovasse modo di esistere e rendesse un servizio così importante alla città. La nostra è una cultura di accoglienza, ha ragione Fofana. Laica, solidale, ma anche politica. Perché dalla parte delle istituzioni c’è chi ha la sensibilità di favorire situazioni del genere».

«Questa struttura era stabile fatiscente – ha concluso il primo cittadino -. Oggi è a vostra disposizione ed è importante che sia garantita a tutti l’assistenza che un ospedale come l’Annunziata non dà. Io sono responsabile del diritto alla salute dei miei concittadini e faccio battaglie solitarie rispetto al colosso che è la Regione. Una Regione che non ascolta i bisogni del territorio. Il nostro nosocomio è degli anni ’30 e non può garantire il diritto alla salute di tutti perché carente di strutture e personale. Valerio Formisani è il medico degli ultimi, l’esempio che ha portato a Cosenza aprendo il suo ambulatorio è un esempio che va seguito. In questo non può esserci colore politico».