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11/11/2025 ore 19.06
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“Cumuquànnica 50”, la festa-manifesto di Lenin Montesanto alla Catasta del Pollino

Un weekend esperienziale con ospiti da tutta Italia per celebrare i 50 anni del comunicatore calabrese tra arte, musica, cinema e sapori identitari

di Redazione

Si era intuito già dall’invito che sarebbe stato non una festa di compleanno, seppure per i 50 anni, ma un evento sui generis, non la solita festa con cotillon, torta e candeline allo scoccare della mezzanotte.

CUMUQUàNNICA, in dialetto mandatoriccese significa “come se”. Insieme all’immagine stilizzata del famoso toro retrospiciente, simboleggiato sulle monete dell’antica Sybaris, la polis più opulenta e rivoluzionaria del mondo antico, tra i Marcatori Identitari Distintivi (MID) della Calabria Straordinaria, icona di quella capacità e determinazione verso il futuro che trae energia e stimolo dallo sguardo rivolto al passato.

Sono stati, rispettivamente, questi, il claim e l’immagine evocativa utilizzate per la speciale convocazione che gli ospiti si sono visti recapitare.

L’evento? Il mezzo secolo di vita di Lenin Montesanto, noto comunicatore strategico e lobbista calabrese che nei giorni scorsi ha festeggiato questo importante traguardo alla Catasta, il primo hub turistico e di culture nel cuore del Pollino, nuova frontiera del turismo esperienziale della destinazione Calabria.

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Qui a Campotenese, in questo imponente esempio di land art, tra mid come Italus e il Bos Primigenius di Papasidero, insieme alla famiglia e agli amici storici di una vita che hanno raggiunto da ogni dove il nord della punta dello Stivale, si sono ritrovati imprenditori, uomini e donne delle istituzioni, giornalisti, professionisti e manager, per trascorrere non una sola serata, ma un intero weekend esperenziale.

Dal neo consigliere regionale Filomena Greco alla senatrice Tilde Minasi, dal direttore dell’Ente Parchi Marini regionali Calabria, Raffaele Greco, ai giornalisti Paride Leporace, Lucia Surino, Concetta Schiariti e Sara Di Antonio da Reggio Emilia, dall’Amministratore Delegato di Omnia Energia Vincenzo d’Agostino al responsabile dell’Ente Nazionale per il Microcredito Antonello Rispoli, dal Dirigente del Dipartimento Programmazione del Comune di Corigliano-Rossano Giovanni Soda al presidente degli industriali cosentini Giovan Battista Perciaccante; ed ancora dall’imprenditore Roberto Bonofiglio a Ilario Giuliano e Daniela Valente della casa editrice Coccole Books, passando da Antonello Ciminelli, responsabile del Parco Marino Secca di Amendolara ai sindaci di Vaccarizzo Abanese Antonio Pomillo e di Palagiano (Ta) Domiziano Lasigna. E tra i tanti amici storici c’era anche Giovanni Donato, Consigliere diplomatico del Ministro infrastrutture e trasporti Matteo Salvini.

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In un’atmosfera coinvolgente e che ha messo insieme sorrisi e ricordi, storia e visioni, provocazioni e riflessioni, la serata ha riservato non poche sorprese.

A partire dalla presentazione di STOP, il nome del cocktail dedicato a Lenin Montesanto da Ivano Trombino, fucina del Vecchio Magazzino Doganale che impossibilitato a partecipare di persona ha destinato all’amico festeggiato un video messaggio, anzi il primo della serie dei tantissimi proiettati sul grande led-wall allestito sul palco.

Sullo stesso palco dove, coordinati da Roberto Cannizzaro, creative manager di Roka Produzioni, si sono alternati diversi ospiti per condividere aneddoti e percorsi condivisi, ma anche per sollecitare riflessioni e chiavi di lettura.

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Stop ai piagnistei, stop alla narrazione in negativo della Calabria, ormai un mantra di Lenin Montesanto – con queste parole Trombino ha condiviso il senso che ha ispirato la mixology identitaria a base di Ginnastic ed erbe botaniche del Pollino.

Dal Giappone passando dall’Olanda, dalla Svizzera all’Andalucia, dal Québec alla Georgia. Tra i tanti video messaggi pervenuti e proiettati, quello dell’Agrichef Enzo Barbieri in missione nel Paese del Sol Levante recitato insieme agli studenti della Facoltà di Agraria dell’Università di Kagawa, di Maria Jesus Martinez Silvente, vicerettore dell’Università di Malaga, dell’attrice Annalisa Insardà, straordinaria interprete dello spot dedicato ai MID, scritto dallo stesso Montesanto; e poi quello di Gianni Pittella, già vice presidente del Parlamento Europeo, di Pina Amarelli, Presidente del Museo della Liquirizia Amarelli, Cavaliere del Lavoro e Alfiere del Made in Italy, dell’Artista andaluso Santiago Ydáñez autore dell’opera il Gambero Viola di Cariati, tra le tele che hanno riempito di arte e suggestioni la mostra OICOFOBIA in occasione dei 25 anni dell’Associazione Otto Torri sullo Jonio; di Jean-Guillaume Adam, segretario generale dell’Institut français in Georgia, del maestro della risata Renato Converso, del senatore Fausto Orsomarso e della talentuosa Verdiana; del Sindaco di Monte Porzio Catone Massimo Pulcini e del famoso imprenditore italo svedese Daniele Kihlgren, del conduttore di Carta Bianca su Rete 4 Giuseppe Brindisi e di Alma Spatara nota imprenditrice turistica e volto noto della tv albanese, di Francesca Lagoteta giornalista de LaC News 24 anche a nome dell’Editore Domenico Maduli e, direttamente dal Merano Wine Festival, dell’assessore regionale all’agricoltura Gianluca Gallo.

Altra sorpresa: quando la voce e le parole profetiche di Pasolini hanno rimbombato in tutta la Catasta. Nel corso dell’evento, infatti, ha trovato spazio anche la eco di un estratto audio dell’intervista inedita (realizzata a Roma nel maggio del 1971) di Damiano Montesanto a Pier Paolo Pasolini, in occasione di un altro anniversario molto più emblematico, i 50 anni della sua brutale uccisione, il 2 novembre 1975.

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Identitario e territoriale, il menu proposto dalla squadra della Catasta, guidata da Giovanni Gagliardi insieme a Donato Sabatella, Manuela Laiacona e Sergio Senatore, era composto da una selezione di prodotti di piccoli casari e norcini della montagna calabro-lucana; dalle lagane e Fagiolo Poverello bianco Presidio Slow Food; lo spaghetto aglio, olio, polvere di peperone crusco, acciuga e mollica di pane; i rasçatiddr a 3 dita ai cardoncelli di Campotenese; la polenta del mulino a pietra di Latronico, un piccolo borgo del Pollino lucano, con funghi e crema di formaggio di vacca; le polpette di carne; lo spezzatino di vitello; patate e funghi; ed i pani del Pollino, il Pane di Cerchiara e un pane storico nero con la farina di segale, chiamata Iermana perché introdotta dalla “Germania” e cereali. Il vino, identitario e territoriale anche quello: Magliocco, Pecorello, Mantonico, Greco e Guarnaccia per vini rossi, bianchi, rosati e bollicine calabresi (metodo classico) del territorio. Così come anche la drink list a cura di Conservatorio Etnobotanica e il mixologist Umberto Oliva.

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Da L’uomo con la macchina da presa di Dziga Vertov a Monica e il desiderio di Ingmar Bergman, da Il Decameron di Pier Paolo Pasolini a C’era una volta in America di Sergio Leone, passando da Gatto nero, gatto bianco di Emir Kusturica a Palombella Rossa di Nanni Moretti; a Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri; fino alla Corazzata Potemkin di Sergej Ejzenstejn. E ancora Totò che visse due volte di Daniele Ciprì e Franco Maresco; l’intenso Ultimo Tango a Parigi di Bernardo Bertolucci; L’avvocato del diavolo di Taylor Hackford e Salomè di Camelo Bene.

Sono, queste, alcune delle pellicole immortali, i grandi classici della storia del cinema, selezionate da Claudio Maura che proiettate su tutti i monitor della struttura dalle forme interne curvilinee sovrastate da un’onda che richiama il profilo dolce dei monti del Pollino, hanno accompagnato l’evento in un viaggio tra immagini, emozioni e memoria ed impreziosito la scenografia curata da FFA – Architetture & Design di Francesca Felice e da Roka Produzioni.

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Tra i fotogrammi muti che per tutta la serata hanno disegnato le emozioni della Catasta, anche l’emozionante ultimo comizio di Enrico Berlinguer, scelta non causale poi spiegata anche dallo speciale festeggiato intervistato da Roberto Cannizzaro, rievocando un aneddoto, chiave di lettura di tante cose dette e non dette nel corso di un evento, il cui jungle ricorrente è stato la famosa Birichinata, musica di Fiorenzo Carpi, sigla del celebre film Pinocchio di Comencini del 1972.

Quando all’età di sei anni si ritrovò all’improvviso tra le braccia del segretario del Partito Comunista Italiano, in occasione del suo comizio dell’8 marzo 1981 in piazza Prefettura a Catanzaro, Lenin Montesanto ne rimase curiosamente deluso. Evidentemente ascoltato in tante occasioni nelle atmosfere familiari e politiche dell’epoca, nell’immaginazione di un bambino di fine anni settanta, quella parola, Berlinguer, avrebbe forse dovuto corrispondere all’immagine di un gigante, di un super eroe dei cartoni della tv di quegli anni, tra il bianco e nero e il primo colore.

Lenin – ha ricordato il papà Damiano nel corso dell’intervista – si rivolse verso di me esclamando: e questo è Berlinguer? Quest’ultimo rispose allora al bambino: e tu chi pensavi che io fossi?

E Lenin con un rimpianto, ammise: Mazinga!

Da quel momento – ha aggiunto ironicamente il festeggiato, invitando a non prendersi mai sul serio – ho capito l’importanza totale della comunicazione.

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E la torta? Controtendenza anche quella. Le candeline Lenin, con la moglie Francesca e le figlie Elettra e Nike, ha preferito spegnerle sulla pizza. Non una pizza qualsiasi, ma quella preparata dal pluripremiato maestro pizzaiolo Daniele Campana, per il Gambero Rosso Tre Rotelle e vincitore del Premio Speciale Menu Degustazione 2026.

Ci hanno pensato i Carboidrati, guidati dal frontman cirotano Pasquale Sculco a fare scatenare tutti sulle note travolgenti di Scinna Scinna, un’esortazione in musica a cambiare la narrazione della Calabria così come recita il brano in conclusione: E qui non c'è più spazio per i fogli grigi | vogliamo dipingere colori vivaci | raccontare nuove storie | rompere ogni muro | un piede nel passato | un altro nel futuro. Proprio come il toro retrospiciente sibarita nell’invito per Cumuquànnica 50.

Poteva finire così? Certo che no. Il giorno dopo gli ospiti che avevano avuto la possibilità di scegliere e indicare la propria preferenza, hanno fruito delle diverse esperienze incluse nella partecipazione all’evento: la truffle experience, la ricerca dei tartufi nel bosco accompagnati da un segugio; la ciclo pedalata individuale con e-bike fino al Pianoro di Novacco e, con tanto di imbracatura ed elmetto, le altezze tra i faggi del Parco Avventura di Masistro. Le fatiche sono state ripagate, a chiusura della due giorni, da una spaghettata identitaria al tartufo del Pollino.