Dalla traversata a nuoto dello Stretto alle Olimpiadi Milano Cortina, Francesco Lagatta: «Il mio amore sconfinato per il mare e la montagna»
Originario di Praia a Mare, si è immerso tra gli squali alle Maldive e ha scalato i 5137 metri del mitico monte Ararat in Turchia: «Non sono uno spericolato, cerco soltanto il contatto profondo con la natura»
La tuta bianca ricevuta in dono dal Comitato organizzatore, per compiere i quattrocento metri di staffetta con in mano la fiaccola olimpica, ha trovato posto nel cassetto dei ricordi. Lui confessa con un sorriso: «La prima sera non l’ho tolta neanche per andare a dormire, e adesso mi rimane sulla pelle e nel cuore l’orgoglio di avere rappresentato la mia terra ad un evento così importante».
Il mare e la montagna, il blu dei fondali e il bianco accecante dei ghiacciai che sembrano sfiorare il cielo. Che indossi una muta da sub o un paio di scarponi da arrampica, non fa differenza: per Francesco Lagatta conta soprattutto riuscire a raggiungere l’essenza più profonda della natura.
Originario di Praia a Mare, sin da piccolo si è immerso nelle acque cristalline dell’Isola di Dino, tra grotte misteriose e leggendarie. Ed è sempre qui che, bracciata dopo bracciata, si è allenato fino allo stremo prima di tentare la traversata dello Stretto da Messina a Reggio Calabria: «In quel tratto di mare, il problema principale è rappresentato dalle forti correnti. Ho coperto la distanza in cinquantasette minuti (il record è di 29’ ndr), ma l’importante è esserci riuscito».
Lo scorso mese invece si trovava alle Maldive, per una immersione estrema in mezzo agli squali: «È stata un’esperienza straordinaria che ho deciso di fare nonostante, soltanto il giorno prima, un sub avesse subito un attacco. Mi sentivo abbastanza tranquillo, sapevo esattamente come comportarmi in caso di contatto ravvicinato».
Riemerso sano e salvo dall’oceano indiano, ha raccontato quest’avventura fuori dall’ordinario ai suoi quattro figli e ripreso il lavoro (?) da guida escursionista: «Amo in egual misura sia il mare che la montagna. Dopo aver conquistato i 5137 metri del mitico monte Ararat In Turchia, la scorsa estate ho scalato il monte Bazarduzu che, con i suoi 4466 metri, è la vetta più alta dell’Azerbaigian. A marzo invece andrò in Bolivia per tentare l’arrampicata della Cordigliera Real, dove ci sono vette che sfiorato i seimila metri e ghiacciai che scendono verso l’Amazzonia».
Sono stati i suoi amici, dopo aver saputo della spedizione in America latina, a proporgli l’idea di partecipare come tedoforo alle Olimpiadi di Milano Cortina. Francesco Lagatta ci ha pensato un po’ su e alla fine ha deciso di provare: «Quando ho ricevuto la mail di risposta, non l’ho aperta subito perché credevo si trattasse di un messaggio pubblicitario. Invece, il Comitato organizzatore mi stava comunicando l’esito positivo della mia candidatura».
Tra le quindici discipline in gara ai Giochi olimpici invernali esordirà per la prima volta in assoluto lo Sci alpinismo, che Francesco Lagatta conosce molto bene: «Consiste nel risalire la montagna con gli sci ai piedi, usando pelli di foca e attrezzi specifici, per poi godersi la discesa sulla neve fresca in fuoripista. Forse non molti lo sanno, ma è uno sport che si può tranquillamente praticare sia in Sila che sul Pollino».
Le Olimpiadi invernali di Milano Cortina inizieranno ufficialmente il sei febbraio, con la cerimonia di apertura in programma allo stadio San Siro. Francesco Lagatta aprirà il cassetto e indosserà per la seconda volta la tuta bianca da Tedoforo: il sogno non è ancora finito!