Dario Brunori, grazie di tutto: ci hai resi orgogliosi di essere calabresi
La medaglia di bronzo, alla fine, non è brutta. Certo, c’avevamo creduto tutti. Stavamo col fiato sospeso, pronti a esultare, ma non è andata. Non è però questa la cosa più importante. E anche se avesse vinto Dario Brunori l’avremmo detto uguale. No, davvero, vincere non è l’unica cosa che conta, come qualcuno vuole far credere in barba a secoli di ragionamenti decoubertiniani.
La cosa più importante è che ci siamo sentiti orgogliosi. Ieri sera, poco prima dell’inizio della serata all’Ariston, abbiamo parlato di una finale mondiale. La nostra finale mondiale. Quella dei cosentini, dei calabresi. Da anni non si vedeva la città così in fermento, fra maxi-schermi e televoti. Cosenza ha creato un piccolo mondo antico che si riscatta da un mese d’inferno. Dopo tanta cronaca è arrivato il sereno. E ha il sorriso semplice di Dario Brunori, terzo al Festival di Sanremo 2025.
Dario Brunori e quella cosentinità mai sopita e mai celata
A differenza di chi ha provato a nascondersi dietro finti accenti romani o milanesi, Dario Brunori non ha mai messo in dubbio la propria identità. Lui è calabrese, è cosentino, vive a San Fili perché si è riservato «un posto in prima fila per il futuro». Ha quell’aria scanzonata di chi sa benissimo che viene da una terra nella quale «le persone buone portano in testa corone di spine» e sa anche che dovrà lottare un bel po’ per affermarsi.
Dario Brunori è sulla scena da sedici anni. Sono tanti, sedici anni. Era il 2009, gli smartphone erano agli albori, Whatsapp non esisteva, Facebook era appena sbarcato in Italia e Brunori Sas pubblicava Vol. 1. In questi sedici anni Dario Brunori ha scritto sei album, l’ultimo dei quali, “L’albero delle noci”, è uscito proprio pochi giorni fa. Ed è già un successo, totalmente meritato. Ne ha fatta di strada questa Sas, da quell’album fino al palco più ambito d’Italia. E qui ci ha resi tutti orgogliosi.
La standing ovation, il successo social e adesso il futuro è luminoso (ma calabrese)
La prima sera lo stomaco di tutta Cosenza e provincia, ma anche di tutta la Calabria, era un brulicare di farfalle. La prima esibizione sul palco dell’Ariston è andata alla grande, alla terza sera tutte le prime file in piedi a gridare «BRU-NO-RI, BRU-NO-RI». La sala stampa che lo premia con la cinquina, il televoto che lo conferma. Dario Brunori diventa un fenomeno di massa. Anche su quei social che sembravano così distanti da lui.
Dalla puntata di Tintoria che lo ha visto ospite, la gente ha iniziato a interessarsi sempre più della sua vita. La vena comica tirata fuori da Tinti e Rapone, che lo hanno consegnato al grande pubblico, ha dimostrato che Dario Brunori è innanzitutto il vicino di casa di tutti oltre che un grande cantante. Su X, il fu Twitter, vero giudice di Sanremo, lui e Lucio Corsi sono stati i più apprezzati. Davanti ad Achille Lauro, Elodie, Fedez, sono spiccati i due cantautori. Le interviste riprodotte più volte, le magare di San Fili, u sfascinu, provate a dire cuddruriaddru. Insomma, Dario Brunori si è rivelato il re dei social.
Sempre con l’accento calabrese ben in vista, tipo passaporto, sia ben chiaro. Come a dire «io vengo da qui». E noi ne siamo orgogliosi, Dario. Orgogliosissimi. Grazie di tutto, ora però torna a casa che la Calabria ti aspetta. Per omaggiarti come si deve.