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29/06/2025 ore 13.31
Societa

Distretto del cibo, sul Tirreno cosentino si passa dalle parole ai fatti

Santa Maria del Cedro ospiterà la presentazione dell'associazione temporanea di scopo appena riconosciuta come Distretto del cibo.
di Redazione

Giovedì 3 luglio, alle 18.00, Palazzo Marino di Santa Maria del Cedro — sede del GAL Riviera dei Cedri — ospiterà la presentazione di “Biofiliere dellAlto Tirreno Cosentino”, Associazione Temporanea di Scopo promossa da Baticòs e appena riconosciuta Distretto del Cibo. L’appuntamento segna il passaggio dall’idea al cantiere operativo di un progetto maturato in anni di confronto tra enti locali, imprese agricole, terzo settore e mondo della ricerca.

Il filo conduttore della serata, moderata dalla giornalista Fabrizia Arcuri, sarà la domanda «Che cos’è un Distretto del Cibo?». Dopo il saluto del sindaco della cittadina tirrenica e presidente del GAL Ugo Vetere, interverranno Mascia Marini, segretaria generale di Baticòs e capofila dell’ATS; Angelo Barone, presidente della Consulta Nazionale Distretti del Cibo (in collegamento remoto); Fausto Jori, amministratore delegato di NaturaSì. Seguiranno i contributi dei partner del Distretto, l’approfondimento tecnico di Mariano Serratore, direttore di ICEA, e le conclusioni affidate a Fulvia Caligiuri, direttrice generale di ARSAC.

Frutto di un processo partecipato e di un solido piano strategico condiviso, volto a promuovere un modello di sviluppo agroecologico, territoriale e comunitario, il partenariato dell’ATS riunisce amministrazioni comunali, aziende agricole biologiche certificate, imprese in riconversione ecologica, cooperative, associazioni culturali, centri studi, organizzazioni professionali e realtà del terzo settore. La struttura del Distretto apre l’accesso a fondi e bandi specifici, favorisce l’aggregazione e il mutualismo fra imprese e si propone come piattaforma innovativa.

Le Biofiliere incarnano un modello di sviluppo rurale che parte dal cibo, inteso non solo come produzione, ma come cultura, economia e cura del paesaggio e della comunità. Con il riconoscimento ministeriale, la rete potrà intercettare risorse dedicate, sostenere la transizione ecologica delle aziende, generare nuova occupazione per giovani e donne e contribuire a contrastare lo spopolamento delle aree interne.