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05/08/2023 ore 08.30
Societa

Gli usurai bussano alla porta dei cosentini: centinaia di famiglie sovraindebitate

In ventiquattro anni di attività, la fondazione diocesana don Carlo de Cardona ha garantito prestiti per dodici milioni di euro. Il presidente Paolo Mancuso: «Lavoriamo ogni giorno per fare terra bruciata intorno agli strozzini»
di Emilia Canonaco

L’acqua alla gola e un macigno al piede che insiste per trascinarti con sé in fondo all’abisso. «Siamo la Lampedusa delle persone sovraindebitate». Paolo Mancuso presiede dal 2018 la fondazione antiusura don Carlo de Cardona, preziosa eredità del compianto arcivescovo di Cosenza-Bisignano, monsignor Giuseppe Agostino. Nata nel 1999, ha sede all’interno del Seminario arcivescovile di Rende e opera senza fare troppo rumore, perseguendo l’obiettivo della “cristiana solidarietà economica”.

La fondazione gestisce un fondo alimentato dal ministero delle Finanze e figlio della legge antiusura 108 del 1996. «Non diamo soldi a fondo perduto, ci limitiamo a offrire garanzie presso le banche, affinché le famiglie in difficoltà non finiscano nelle mani degli usurai». Paolo Mancuso – commercialista di professione e presidente della fondazione don Carlo de Cardona a titolo volontario, come pure gli altri componenti del consiglio d’amministrazione – indica col dito la causa principale del sovraindebitamento, che toglie il sonno e il fiato a centinaia di famiglie dell’area urbana: «Nei decenni passati, nuclei familiari in cui a lavorare era una sola persona si sono visti concedere mutui che non sarebbero stati più in grado di restituire».

Quando la banca chiude anche l’ultima linea di credito, c’è ancora qualcuno disposto ad aiutare un cattivo pagatore: peccato non si tratti di un benefattore. «Le finanziarie prestano denaro a tassi usurari che possono raggiungere il 17%, spesso risucchiati in fondo al contratto e spacciati come oneri per altri servizi offerti. Purtroppo, chi ha urgente bisogno di liquidità finisce per non farci caso e considera quell’improvvisa iniezione di contanti come la soluzione a tutti i problemi. In fondazione arrivano persone che portano sulle spalle il peso di dodici finanziarie, aperte – una dopo l’altra – per tamponare quelle precedenti». Un labirinto, senza filo di Arianna: per lo Stato è tutto in regola.

L’iscrizione al Crif, appiccicata al petto come una lettera scarlatta, diventa alba dopo la notte. «Siamo legittimati ad assistere soltanto coloro che siano stati inseriti nell’elenco dei cattivi pagatori. Garantiamo prestiti fiduciari fino a 30mila euro, e ipotecari fino a 60mila. Il tasso d’interesse è al di sotto dell’uno per cento, la durata del rimborso può arrivare a quindici anni. Il fondo – pari a due milioni di euro – è di proprietà del ministero delle Finanze e questo ci obbliga a intraprendere azioni legali nel caso in cui i crediti non vengano restituiti. Ma non vogliamo aggredire chi avevamo aiutato un attimo prima e, per questo motivo, accettiamo anche rate di appena cinquanta, cento euro».

La fondazione don Carlo de Cardona – in ventiquattro anni di attività – ha garantito prestiti per dodici milioni di euro e aiutato 1.100 famiglie, nella sola area urbana di Cosenza, Rende e Castrolibero. Accanto a situazioni di sovraindebitamento estreme, che sfiorano i duecentomila euro, ci sono le difficoltà quotidiane conseguenza di “un imprevisto”. Giuseppina di Leone e Antonella Iaccino – che lavorano per la fondazione a tempo indeterminato – storie così ne ascoltano tutti i giorni: «Famiglie costrette a fare i conti con la perdita del lavoro, con una malattia che richiede cure costose oppure con la morte di un familiare cui riservare un funerale dignitoso». Di loro si fa carico la Caritas diocesana che – sotto la guida di don Bruno di Domenico – nel solo periodo del covid, grazie ai fondi dell’8×1000 – ha distribuito sottotraccia una cifra vicina ai 400mila euro.

Alla beneficenza della Chiesa potrebbe presto affiancarsi il microcredito sociale che la fondazione ha in mente di istituire. «Vogliamo creare un fondo rotativo di cinquantamila euro, attraverso il quale concedere prestiti da trecento a tremila euro, in cambio soltanto di una garanzia morale. La Diocesi darà un contributo pari a 10mila euro, noi ne offriremo 20mila e anche la Banca di credito cooperativo Mediocrati, figlia di quelle casse rurali di cui all’inizio del secolo scorso don Carlo de Cardona fu padre fondatore, non mancherà di dare il proprio contributo. Per il resto – questo l’appello del presidente Paolo Mancuso – confido nella generosità di aziende quali Calabra Maceri, oltre alle numerose concessionarie di automobili presenti sul nostro territorio».

Paolo Mancuso, Giampiero Lo Feudo, Don Bruno di Domenico, Antonio Chiappetta, Saverio Caruso, Antonio Slaviero, Raffaele Zicarelli, Antonio Gentile, Giuseppina di Leone e Antonella combattono una battaglia quotidiana contro l’usura della mafia e quella del vicino di casa, che ti bussa alla porta e si spaccia per amico. A loro, la comunità tutta dovrebbe essere riconoscente.

Fondazione antiusura Don Carlo de Cardona, via Rossini, 188 c/o Seminario arcivescovile Rende

Contatti: numero verde: 800 120 155 – sito www.decardona.eu