Incendi dolosi sul massiccio del Pollino, l'appello del vescovo di San Marco Argentano Scalea
Monsignor Stefano Rega auspica un maggior rispetto per la natura: «Il 70% dei roghi registrati quest'anno in Calabria ha riguardato la catena montuosa che ricade nel nostro territorio»
di monsignor Stefano Rega*
Carissimi, proprio nel periodo in cui la nostra Chiesa diocesana si prepara ad accogliere i diversi vacanzieri che giungono da ogni dove, siamo costretti a constatare la grave situazione di incendi che si verificano nella nostra nazione e la Calabria risulta essere la regione più colpita: dal 1 gennaio fino al mese di giugno, il 70% degli incendi registrati hanno riguardato la nostra regione e, in particolare, alcune zone proprio della nostra diocesi, sia nel territorio dell’alto tirreno cosentino che in quello interno, a ridosso della catena montuosa del Pollino.
Le cause di questi atti sono diverse: alcune volte rispondono proprio all’idea di provocare intenzionalmente un atto doloso e, francamente, non si riesce proprio a capire quale potrebbe essere l’utile, a fronte di tanti e tali danni provocati e, in qualche caso, con il rischio di perdite di vite umane. Altri fattori potrebbero essere persino accidentali, per mancata attenzione e non curanza della terra in cui viviamo e che, come ci ha ricordato Papa Francesco, riprendendo il pensiero del Santo di Assisi, come madre «ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba» (LS 1).
Nell’uno e nell’altro caso non possiamo non fare appello alla responsabilità di chi ci governa perché avvii, con urgenza, la prevenzione necessaria perché questi atti non si ripetano. Mi sento però di rivolgermi a tutti, credenti e no, perché maturino un senso di maggiore responsabilità verso il nostro territorio e, in particolare, verso le nostre zone boschive che, oltretutto, costituiscono un patrimonio unico e raro, come nel caso dei pini loricati che sono anche più facilmente esposti al rischio incendio.
Papa Francesco, nella Laudato Si, ci ha ricordato che nel Vangelo della Creazione, redatto dalla Genesi, l’uomo viene creato dopo la terra. In pratica la creazione della terra precede quella dell’uomo a cui essa stessa è stata affidata in qualità di custode. Infatti, “del Signore è la terra” (Sal 24,1), a Lui appartiene «la terra e quanto essa contiene» (Dt 10,14). Nel segnalare questo grave problema vorrei invitarvi a vivere un rapporto diverso con la natura e con i nostri boschi. Qui, proprio nel territorio della nostra diocesi, ci sono zone ove trovarono ospitalità i monaci Basiliani, nelle forme dell’eremitaggio e dei cenobi, per vivere all’insegna della spiritualità attraverso il creato.
Non fermiamoci, dunque, solo alla prevenzione antincendio, apriamoci all’idea della contemplazione di Dio attraverso il creato. San Bernardo da Chiaravalle, nell’anno 1000, scriveva all’amico Enrico Murdach: «Nelle foreste troverai più che non nei libri» e «L’albero e le rocce ti insegneranno ciò che non puoi imparare dai maestri». La strada nel bosco suggerisce una miriade di attività educative per i nostri figli. Approfittiamo di questo tempo di vacanze per guardare con un occhio diverso i nostri alberi, i sentieri di montagna che in alcune zone abbiamo a due passi dal mare. 1 AGOSTINO, Esposizioni su salmi, 144,7 Nel giugno scorso, insieme ad un nutrito gruppo di sacerdoti, abbiamo vissuto il nostro giubileo sacerdotale e abbiamo fatto visita Sacro Speco di San Benedetto, in Subiaco. Abbiamo potuto constatare con mano anche noi, come nel cuore della natura si respiri, incontaminata, quell’aria di Dio da cui venne sedotto e affascinato il santo monaco.
Chiunque di noi abbia fatto una passeggiata in alta montagna, credo si sia reso conto della bellezza che si respira, dei paesaggi che si offrono alla nostra contemplazione ma, come ripeteva Sant’Agostino, come non si può lodare ancora di più la bellezza di Colui che ha creato tati cose: «In tutte queste cose che vedi, cosa lodi? La loro bellezza, l’utilità, una qualche loro virtù o una qualche potenza. Se ti allieta la bellezza, cosa è più bello di colui che le ha fatte? Se ne lodi l’utilità, chi è più utile di colui che tutto ha creato? Se lodi una virtù, chi è più potente di colui dal quale tutto è stato operato, e da cui le realtà create non sono abbandonate a se stesse, ma vengono tutte rette e governate?»
*Vescovo diocesi San Marco Argentano – Scalea