Isabel Desirè Porco, dopo la tragedia il padre urla il suo dolore: «Voglio la verità»
Il genitore si sfoga sui social: «Niente medico sull’ambulanza, in Pronto Soccorso siamo entrati da codice giallo. E’ una sanità che uccide i figli e le figlie di Calabria, cambiamola insieme»
Il tempo non potrà mai lenire il dolore che un padre, o un genitore più in generale, prova per la perdita di una figlia. E’ un grido disperato quello che lancia Maurizio Porco, papà di Isabel Desiré per i funerali della quale Taverna di Montalto Uffugo si è fermata. Si è sfogato sui social, raccontando quei drammatici minuti e riportando pesantemente indietro le lancette dell’orologio. Vuole la verità, vuole chiarezza. Glielo deve la vita, glielo devono tutte le Istituzioni.
«Da papà della dolce Isabel Desirè dico: che è inconcepibile nella nostra realtà cosentina e calabrese essere soccorsi in fin di vita ed entrare in Pronto Soccorso in codice giallo – ha scritto -. Naturalmente il medico in ambulanza non c'era! Il personale sanitario dice che si tratta di un attacco di panico. Intanto il tempo scorre senza capire di cosa si tratta. I tempi di primo soccorso e di diagnosi del Pronto Soccorso (scritto in rosso in tutto il mondo) sono di fondamentale importanza per diagnosticare un evento dannoso, come quello che ha colpito la mia piccola. Non lancio accuse, ma voglio la verità per quanto accaduto. Stiamo parlando della vita spezzata di una ragazza figlia della nostra terra Calabria».
«Tutto ciò non deve più accadere, si deve potenziare il primo soccorso e il Pronto Soccorso per riuscire a fare un triage valutativo più preciso possibile. Andando avanti siamo passati al reparto di competenza dove il tempo scorre fra valutazioni e diagnosi. Altro step si valuta l'intervento in sala operatoria e intanto il tempo scorre. Risultato: alla fine si quantificano le ore prima che la mia piccola venga operata. Come avete notato non ho fatto accuse perché non ero presente al momento dell'accaduto, ma voglio la verità per quello che si poteva fare e per quello che è stato fatto. Ricordiamoci – ha concluso con amarezza - che oggi è capitato a me, domani può capitare a chiunque. Insieme lottiamo per una Sanità più efficiente».