LA STORIA | Il soldato cosentino Vincenzo che combatté l'orrore del lager con la musica
Una storia di uomini straordinari fatta di coraggio e memoria. La racconta Sandro Baldan, veneto, figlio di Luigi Baldan (in foto), ex internato nel campo polacco di Kudowa che seguì la sorte di più di 800mila soldati italiani caduti nella rete nazista dopo l’armistizio del 1943. L’ex militare, in servizio alle officine meccaniche della Regia Marina Militare, venne deportato in Polonia insieme a soldati russi, francesi e a un gruppo di ragazze ebree che salvò, con coraggio e intraprendenza, dalla fame. Tutti erano costretti, in condizioni penose, a lavorare in una fabbrica che produceva pezzi di aerei da guerra.

Nei suoi diari, diventati il libro “Lotta per sopravvivere. La mia Resistenza non armata contro il nazifascismo” (Cafoscarina), Baldan racconta dei mesi infernali condivisi con i suoi compagni di prigionia e della crudeltà dei soldati nazisti che non esitavano a punire crudelmente chiunque non obbedisse agli ordini. Racconta anche di Vincenzo, un ragazzo di Cosenza, anche lui deportato, che era solito intonare arie d’opera strappando un sorriso ai prigionieri. Di lui non si sa altro, non c’è una foto e nemmeno un cognome. Oggi Sandro Baldan fa un appello per ritrovare almeno i familiari di Vincenzo che la Polonia omaggerà il prossimo ottobre.