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18/09/2025 ore 06.30
Societa

Leonardo Saraceni, il “Mozart di Calabria” snobbato dal Rendano

Il compositore e pianista originario di Castrovillari ha tenuto concerti in tutto il mondo, ma finora non è mai stato invitato a esibirsi nel teatro di tradizione bruzio

di Emilia Canonaco

Preludio Opera 28 n.15 di Chopin. Leonardo Saraceni ha undici anni, e addosso il completo buono acquistato dalla madre per la Comunione. Il primo concerto da solista dell’enfant prodige di Castrovillari va in scena nella palestra di una scuola dove, per l’occasione, non entra più neanche uno spillo. Lo sguardo fisso sulla tastiera, mentre le dita si rincorrono veloci e leggere. 

Ohhhhh! mormora il pubblico quando, a causa di un black out improvviso, il buio s’impossessa della sala. Leonardo non si scoraggia: conosce a memoria lo spartito, e imperterrito continua a suonare. La sua carriera di concertista lo ha portato a calcare i palcoscenici dei più importanti teatri del mondo, ma il maestro Saraceni si emoziona ancora al ricordo di quella serata: «Per fortuna la luce non mancò a lungo e, alla fine del concerto, vidi che erano tutti saliti sulle sedie ad applaudirmi».

Una scena che deve essergli tornata in mente davanti alle 1.200 persone che nel 2010 si alzarono in piedi al termine del memorabile concerto tenuto in Messico al teatro Juarez, e lo acclamarono per lunghissimi minuti: «Avevo suonato in anteprima mondiale il mio Piano Concerto op.15 diretto dal maestro Jose Maria Melgar, sullo stesso pianoforte appartenuto a Claudio Arrau». La critica dell’epoca scrisse che non si ascoltava una musica così originale e intensa dai tempi di Sergej Rachmaninov.

Nel 2013 l’orchestra Filarmonica Banatul lo invita in Romania per replicare l’esecuzione: «Il concerto è per me la parte finale e più facile di una preparazione certosina e faticosa. Ogni passaggio e ogni fraseggio devono uscire così come li ho pensati. Nei miei concerti suono a memoria e senza intervalli, per non interrompere la magia che si crea con gli uditori».

"La musica è l’anello di congiunzione tra te e Dio” dice un giorno il sudamericano Luigi Roig al suo giovane allievo, che aveva iniziato a suonare il pianoforte ad appena cinque anni. Da Paolo Arcà, allora direttore della Scala di Milano, imparò invece il senso dell’armonia e la costruzione della forma. Il maestro Saraceni volge lo sguardo indietro: «Iniziai a comporre pezzi per il pianoforte sin da piccolo, e ne conservo ancora i manoscritti». Le sue composizioni sono oggi eseguite in tutto il mondo, e alcuni celebri interpreti le hanno addirittura incise: «Sono convinto che la musica sia stata già scritta tutta, dalla più antica alla più moderna, dalla più colta alla più popolare. C’è invece ancora tanto da scrivere sulle nostre emozioni».

Successo internazionale e studio quotidiano, perché «non si può insegnare ciò che non si sa suonare», confessa il maestro Saraceni che, nel 1989, fondò a Castrovillari la scuola di musica “F.Cilea”, dove decine di giovani - provenienti anche dai paesi limitrofi - studiano canto o imparano uno strumento musicale: «Sono stato l’unico docente italiano a far diplomare in pianoforte un allievo di appena sedici anni». 

Dopo essere tornato da Seul, dove una delegazione di suoi studenti ha partecipato al decennale delle orchestre giovanili, è pronto a partire per una tournée che lo porterà nei più importanti teatri italiani. Un compositore e pianista che tutto il mondo ci invidia, ma evidentemente “poco conosciuto” in Calabria: «Non mi sono mai esibito al teatro Rendano di Cosenza, semplicemente perché nel corso della mia lunga carriera nessuno mi ha mai invitato».

Una grandezza costruita con impegno e dedizione, senza dimenticare “il fanciullo” che continua a vivere in lui: «Da bambino ero piccolo anche nel fisico. Quando mi mettevo al pianoforte, le mie gambe penzolavano nel vuoto e il mio maestro mi fece costruire uno sgabello affinché potessi poggiarci i piedi».