Sezioni
15/03/2023 ore 16.30
Societa

MIGRANTI, PAROLE E FATTI | C'era una volta FieraInMensa: la pandemia ha cancellato la "festa delle culture" ma non il volto solidale di Cosenza

Dall'anno del primo lockdown il Comitato organizzatore non si è più costituito, ci saranno però i servizi offerti dalle associazioni umanitarie sempre attive sul tema dell'accoglienza
di Mariassunta Veneziano

Sei sere di servizio, 700 pasti serviti, 25 associazioni nel comitato organizzatore, 30 parrocchie, circa 1000 volontari, internet point, dormitorio, bagni con docce, assistenza sanitaria, assistenza legale, bus navetta e per finire concerti, incontri, proiezioni, mostre. Sono questi i numeri e i servizi di FieraInMensa. O, sarebbe meglio dire, erano questi. Rimasti come impronta sul sito web della realtà che dal 2002 ha accompagnato le giornate della Fiera di San Giuseppe a Cosenza, oggi questi dati sono un ricordo degli anni pre-pandemia. Dal 2020 l’esperienza collettiva si è dispersa, lasciando l’accoglienza ai migranti che qui arrivano, nel loro girovagare tra le feste patronali di mezz’Italia, all’iniziativa delle singole associazioni che di questo si occupano non solo durante l’evento.

Così, quest’anno ci saranno lo sportello legale organizzato dal Moci, l’ambulatorio solidale della Stella Cometa e gli stand delle diverse associazioni umanitarie alle quali il Comune ha voluto riservare uno spazio nel cuore della manifestazione «perché quello di quest’anno, alla luce degli eventi luttuosi che abbiamo visto accadere, sarà un appuntamento in cui al centro deve esserci la cura dell’altro, il sociale», ha dichiarato durante la conferenza stampa di presentazione il sindaco Franz Caruso.

Cosenza è e continua a mostrarsi dunque città dell’accoglienza, anche se mancherà forse quell’atmosfera da “festa delle culture” che FieraInMensa sapeva dare a una tradizione tutta cosentina. «Incontro, amicizia tra popoli, convivialità delle differenze» viene definita sul sito ormai non più aggiornato. Perché al fianco dei servizi offerti – alloggio, cucina, assistenza legale, cure mediche e, negli ultimi anni, anche internet point – c’era il piacere di stare insieme, di scambiarsi esperienze divertendosi, con balli e musiche provenienti da posti lontani tra loro, ma vicinissimi in questo villaggio della solidarietà nato con uno scopo ben preciso: «Creiamo un posto dove il mio fratello migrante possa mangiare, dormire e dove io possa entrare in contatto con la sua cultura».

Un pasto caldo come viatico per sensibilizzare ai temi dell’inclusione e della solidarietà, in maniera spontanea: un piccolo mondo creato nell’ex deposito delle Ferrovie della Calabria che per sei giorni diventava specchio di come il mondo, quello grande, dovrebbe essere.

C’era il riso, mescolato con due mani assieme agli altri ingredienti in pentoloni enormi, alimento che univa gusti e culture differenti ma non per questo contrapposte, fondamento di pietanze che invece evitavano cautamente la carne di maiale. E la navetta di FieraInMensa. «La nostra limousine», la definisce uno dei migranti intervistati nel documentario del 2012 di Raffaele Del Monaco, che attraverso le immagini di quei giorni e le voci dei protagonisti tratteggia in 33 minuti il volto solidale di Cosenza.

A raccontare degli incontri all’ombra dei capannoni delle FdC anche VoceInMensa, il giornalino curato dai giovanissimi dell’Azione Cattolica, di cui sul sito rimane traccia in qualche pdf ancora scaricabile.

La pandemia ha cambiato molte cose. Ha cancellato realtà e dissolto esperienze, ma non la voglia di stare insieme e di darsi una mano gli uni con gli altri. Così, anche senza un comitato a far da raccordo a tutto quanto di buono la Cosenza migliore può offrire, questa Cosenza offrirà il suo meglio, ancora e come sempre. Diventando per qualche giorno casa per un’umanità figlia di una patria che è il mondo intero.