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14/08/2025 ore 06.30
Societa

Morte di Padre Fedele, Luana Borgia: «Ho il cuore a pezzi, era un uomo buono e mi cambiò la vita»

Nel 1994 la pornostar più famosa d’Italia e il frate guerriero di Cosenza unirono le forze per acquistare un’ambulanza e aiutare gli ultimi. Oggi, alla notizia della sua morte, l’ex pornostar ricorda teneramente il monaco

di Alessia Principe

Luana Borgia e Padre Fedele: due nomi che sembravano distanti anni luce e che, invece, si ritrovarono nella stessa frase. Erano gli anni Novanta e gli scandali, o presunti tali, si rincorrevano nei titoli dei giornali di carta. Entrambi finirono sulle prime pagine dei rotocalchi: lui, il monaco ultrà, il guerriero col saio, allergico al conformismo e capace di tutto pur di aiutare gli ultimi e i reietti, persino di rischiare la morte per inedia; lei, Luana Borgia, allora una delle pornostar più conosciute d’Italia. Alle critiche per quella curiosa collaborazione, Padre Fedele rispondeva sempre senza scomporsi: «Più si va all’inferno, più si trova la strada per il paradiso», diceva.

Luana, cosa ha provato quando ha saputo della morte di Padre Fedele?

«Dolore. Mi ha scritto un amico in comune e mi ha dato la notizia. Sono rimasta senza parole. Anche se non ci sentivamo da molto l’affetto è rimasto immutato».

Come vi siete conosciuti?

«Era il 1994 ed ero all’apice della mia carriera come pornostar. Tramite un amico giornalista - si chiamava Di Lecco - ho conosciuto Padre Fedele ed è subito scattata una grande simpatia, una connessione tra noi. Insieme abbiamo iniziato a diffondere un messaggio di pace negli stadi: lui riusciva sempre a convincere gli ultrà a mostrare lo striscione pacifista quando c’erano partite importanti dell’Inter, del Milan e della Juventus».

Fu un bel periodo.

«Lo ricordo con gioia. Era bello girare in tutti gli stadi d’Italia per lanciare questo messaggio di pace».

Pace sì, ma molti di scandalizzarono.

«Tutto partì quando Padre Fedele venne ospite in una fiera erotica a Bologna nel mio stand. Io all’epoca avevo appena fatto un calendario e in tre giorni di spettacoli incassai più di 15 milioni di lire e li diedi a lui per opere di beneficenza, acquistai anche un’autoambulanza».

È stata sua ospite a Cosenza.

«Ho anche dormito all'Oasi Francescana. Mi presentò tutte le ragazze che lui accoglieva togliendole dalla strada e alle quali offriva vitto e alloggio, un lavoro, un futuro migliore lontano dallo sfruttamento e dalla prostituzione».

Cosa ha provato quando è scoppiato il caso giudiziario?

«Incredulità. Non riuscivo a capacitarmi di come simili accuse potessero essere rivolte a un frate che aveva sempre fatto del bene».

A lei un po’ le ha cambiato la vita quell’incontro con Padre Fedele?

«Sì, me l’ha cambiata. A quel tempo mi colpì il fatto che lui non giudicasse mai nessuno: parlava con chiunque e aiutava chi ne aveva bisogno, senza badare a chi fosse o da dove venisse. Mi diceva sempre: “Luana, tu fai la pornostar, ma ricordati: chi è senza peccato scagli la prima pietra. Sai quante persone hanno il peccato qui…”. Dopo qualche anno dall’esperienza all’Oasi, mi ritirai dal porno. Adesso faccio altro: ho una mia testata giornalistica, scrivo rubriche e ho voltato pagina».

Conserva qualcosa di quel periodo.

«Ho un’immagine di Gesù su cui Padre Fedele scrisse una dedica, e ci tengo moltissimo. Non meritava quello che gli è successo, non meritava tanto dispiacere. Io l’ho sempre difeso a spada tratta: quando era in corso il processo - che poi lo ha completamente assolto - facevo il giro di tutte le televisioni per dire che era innocente, che un uomo buono come lui non poteva far male a nessuno. Purtroppo si vive in un mondo cattivo, lui dava fastidio a parecchie persone e alla fine la malignità ha avuto il sopravvento. Io non lo dimenticherò mai, questo è certo».