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23/05/2024 ore 18.00
Societa

Nel giorno della strage di Capaci l'Unical ricorda le vittime con un seminario - VIDEO

Presente anche Beniamino Fazio, Capo centro operativo della Direzione Investigativa Antimafia di Catanzaro che ha onorato la memoria di Falcone
di Salvatore Bruno

Patrocinato dal progetto Barbiana 2040, la rete nazionale di scuole che riprende e attualizza i principi pedagogici e didattici di don Lorenzo Milani, si è svolto nell’aula Hera dell’Università della Calabria il seminario conclusivo del corso accademico di Pedagogia dell’Antimafia, attivato presso il dipartimento di Culture, Educazione e Società dell’ateneo di Arcavacata. L’appuntamento è stato contestuale all’anniversario dell’attentato di Capaci in cui perse la vita Giovanni Falcone insieme alla moglie Francesca Morvillo ed agli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

L’evoluzione della ‘ndrangheta dalle stragi del 92 ad oggi, il tema dell’incontro promosso dal docente di storia della pedagogia Giancarlo Costabile, recentemente insignito a Vietri sul Mare del Premio Tajani per la legalità. La manifestazione è stata aperta dai saluti istituzionali di Ines Crispini, coordinatrice del corso di studio in Scienze dell’Educazione. Sono tra gli altri intervenuti Walter Nocito, docente di diritto pubblico, la neolaureata Valentina Serianni, l’avvocato Luisa Giglio, attivista dei diritti civili e sociali e, da remoto, il giornalista Antonio Anastasi.

Di rilievo la presenza di Beniamino Fazio, Capo centro operativo della Direzione Investigativa Antimafia di Catanzaro. Proprio la Dia, l’organismo interforze di coordinamento delle indagini relative alle consorterie criminali in tutta Italia, venne istituita grazie ad una intuizione di Giovanni Falcone.

«Falcone non era un semplice magistrato – ha detto Beniamino Fazio – Abbiamo l’obbligo di ricordarlo insieme ai ragazzi della scorta. Crediamo sia necessario parlare con gli studenti, per far capire loro i contesti in cui le stragi sono maturate. A chi non ha vissuto quel periodo occorrono punti di riferimento concreti per comprendere la pericolosità delle mafie ed anche il ruolo della società civile e della partecipazione democratica nel contrasto alle mafie. Il problema non può essere delegato solo alle forze di polizia o alla magistratura, ma occorre un impegno corale. Questa iniziativa è utile per stimolare questo impegno. Soprattutto per tenere alta la guardia – ha ammonito Fazio – in una fase lontana dalla stragi, ma che registra una pervasività delle infiltrazioni criminali nel tessuto economico e sociale non sempre percepibile, e però, a maggior ragione, insidioso e non sempre riconoscibile».

Ines Crispini ha offerto un’analisi sulla importanza di coltivare la memoria storica «come valore individuale e collettivo. Coltivare la memoria storica, significa fornire le ragazze e i ragazzi di uno strumento critico per guardare il presente alla luce di quanto accaduto in passato». Sotto questo aspetto emergono le carenze degli studenti nella conoscenza della storia contemporanea, colpevolmente trascurata durante il ciclo di scuola secondaria superiore, nonostante sia inserita a pieno titolo nei programmi ministeriali: «Non viene proposta come disciplina formativa, con l’obiettivo quindi di elaborare la consapevolezza del presente, ma come esercizio mnemonico – ha osservato la docente universitaria – Poi c’è un problema di tempo, perché spesso si arriva ad approfondire la storia contemporanea soltanto alla fine dell’anno scolastico, quindi con il fiatone. E non sempre si riescono a trattare adeguatamente anche gli avvenimenti che hanno scandito gli anni novanta».

«La narrazione di memoria – ha affermato Giancarlo Costabile nelle conclusioni – può farsi pedagogia del cambiamento e della prossimità quando la ricerca della verità è in grado di intrecciarsi con la costruzione della giustizia sociale. Abbiamo bisogno di ricordare i nostri caduti in modo non retorico perché la loro lotta è stata generatrice di speranza e resistenza. Parole che noi vogliamo tenere il più possibile ancorate a una prassi pedagogica di emancipazione e riscatto per persone e territori».

Nel video allegato l’intervista rilasciata da Beniamino Fazio al nostro network