Sezioni
16/03/2020 ore 13.59
Societa

«Non è l'ora delle polemiche, l'Italia tornerà a sorridere»

Riceviamo e pubblichiamo la riflessione di un avvocato di Cosenza, Viviana Rosito, attualmente residente a Milano, dove lavora. DPCM 8 marzo 2020 n. 11. Nella mente di migliaia di “terroni lombardi” l’8 marzo sarà d’ora in poi ricordato per la drammatica quanto necessaria chiusura della Lombardia, destino che tre giorni più tardi sarebbe toccato al
di Antonio Alizzi
A pigeon stands in an almost empty Duomo cathedral square, in downtown Milan, Italy, Sunday, March 8, 2020. Italy announced a sweeping quarantine early Sunday for its northern regions, igniting travel chaos as it restricted the movements of a quarter of its population in a bid to halt the new coronavirus\' relentless march across Europe. (AP Photo/Antonio Calanni)

Riceviamo e pubblichiamo la riflessione di un avvocato di Cosenza, Viviana Rosito, attualmente residente a Milano, dove lavora.

DPCM 8 marzo 2020 n. 11. Nella mente di migliaia di “terroni lombardi” l’8 marzo sarà d’ora in poi ricordato per la drammatica quanto necessaria chiusura della Lombardia, destino che tre giorni più tardi sarebbe toccato al resto d’Italia a causa del diffondersi del Covid-19.

C-o-v-i-d – 19 ossia malattia respiratoria acuta da Sars cov-2, meglio nota come coronavirus, un mostro violento che si è insinuato con forza silenziosamente nelle nostre vite. Da ormai tre settimane piega in ginocchio la Lombardia prima, l’Italia tutta poi, fino a riuscire a fermare il polmone d’Italia. Fino a riuscire a togliere le parole anche a lei, abituata ad andare sempre veloce, diritta, superando ogni ostacolo in silenzio, abituata a lavorare duro e senza sosta, lei che adesso e ferita e silente: Milano.

Otto giorni fa una buona fetta d’Italia, composta da quei meridionali costretti da anni a lasciare la propria terra, quella stessa terra che oggi riconosce le proprie debolezze e chiede ai suoi “figliastri”, senza umanità, di non farvi rientro per evitare il diffondersi del virus. Tutto giusto, giustissimo in astratto, ma vale sempre la pena di contestualizzare i comportamenti umani.

Non è tempo di polemiche, è tempo di preghiere e di speranza, ma forse un solo attimo dovreste fermarvi a pensare e chiedervi come mai otto giorni fa si è verificata la grande fuga di giovani, donne, uomini, bambini…dal nord verso il sud Italia.

Mentirei se dicessi che l’idea di rientrare non ha sfiorato la mia mente. La tua famiglia resta a 1200 km con una riduzione drastica dei trasporti e sai di poter tornare solo per comprovate necessità, che tradotto significa un tuo famigliare potrebbe improvvisamente ammalarsi e non hai un volo disponibile per fare immediatamente rientro a casa tua. Provate a chiudere gli occhi e calarvi per un secondo in questa condizione.

A chiunque sarebbe sfiorata l’idea, ma la razionalità la fa da padrone e si resta qui dove i giorni feriali scorrono sempre uguali, si lavora sempre e tanto, con sottofondo il suono delle sirene, sempre più frequente, sempre più incessante. E quando la sera fuori è buio l’unica aria è quella che puoi respirare sul ballatoio, se sei un po’ fortunato e vivi in un palazzo di ringhiera, se sei fortunato e hai un balcone, se sei fortunatissimo e hai un terrazzo, ma se ti fermi a pensare mentre tu sei alla ricerca della libertà migliaia di uomini vestiti di bianco o di verde combattono per salvare vite umane.

Di “milanesi meridionali” che continuano silenziosamente a combattere qui ce ne sono tantissimi ed è su questi che dovreste concentrare la vostra attenzione, pregare e allontanare l’odio che da una settimana pervade le vostre anime. Tantissimi giovani traditi dalla propria terra e quindi emigrati, talvolta, stipati in pochi metri quadri ma eternamente riconoscenti a quella regione che dà quotidianamente quella dignità, in cambio di sudore e sacrifici, che la Calabria non è in grado di offrire. 

Non è tempo di polemiche è vero, ma è sempre tempo di dire la verità e di non nasconderla. L’Italia tornerà a sorridere, la Lombardia tornerà a essere il polmone d’Italia, speriamo il Sud possa comprendere da questa grande paura che è il momento di cambiare ritmo e provare a gettare le fondamenta di una rinascita.