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28/05/2024 ore 11.57
Societa

Palestina, il Senato Accademico dell'Unical all'unanimità: «Cessate il fuoco»

Storica mozione, presentata dal Rettore Nicola Leone, approvata all'Università della Calabria che sta vivendo in questi giorni le pacifiche proteste di studenti e attivisti
di Redazione

L’Unical e la guerra in Palestina, un documento storico. Il momento di forte tensione internazionale, l’inasprimento delle azioni militari in Medio Oriente e la perdurante crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, chiamano in causa, anche sollecitate da un crescendo di manifestazioni e iniziative che hanno visto protagonisti tante studentesse e studenti, le Istituzioni universitarie e il loro ruolo. Un ruolo che deve saper esprimersi indipendentemente da ogni forma di potere e condizionamento, aspirando a promuovere la cultura della pace e del rispetto dei diritti umani, attraverso azioni e iniziative di formazione, di ricerca e di dialogo.

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In questa cornice e in conformità alle fonti internazionali che riconoscono la pace come un diritto fondamentale della persona e dei popoli, il Senato Accademico dell’Università della Calabria ritiene oggi di dover manifestare e ribadire, ancora una volta, la propria più ferma condanna verso qualsiasi forma di violazione dei diritti umani e di risoluzione armata delle controversie, sottolineando l’attualità delle previsioni costituzionali sancite dall’art. 11, secondo cui “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Nel contesto della guerra in Palestina, matura il documento approvato all’Unical. È, infatti, necessario che il mondo accademico e l’intera comunità scientifica si adoperino attivamente per impedire alle coscienze di assuefarsi agli orrori della guerra e delle violenze che continuano a imperversare alle più diverse latitudini. Le Università sono un potente strumento di pace; valorizzano il pluralismo e l’indipendenza da ogni condizionamento e da ogni discriminazione di carattere ideologico, religioso, politico o economico, con particolare riguardo al pieno ed effettivo rispetto della vita e delle libertà di religione, di manifestazione del pensiero e di scienza.

Ecco perché, in riferimento alle specifiche richieste pervenute negli ultimi giorni dagli studenti, il Senato Accademico ritiene importante rilevare che oggi l’Università della Calabria non ha attive:

Al contempo, il Senato Accademico vuole rimarcare che le Università, proprio per interpretare al meglio il proprio ruolo, devono saper intrattenere relazioni con tutte le comunità scientifiche del mondo all’insegna del rispetto reciproco, tutelando preziosamente la libertà di ricerca scientifica e di didattica sancita dall’art. 33 della Costituzione, ove si dispone che “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”. Le Università sono, infatti, comunità aperte e plurali, al di sopra dei confini e al di sopra degli Stati, e che non si possono ridurre ai governi dei loro Paesi.

Esse – ricordando le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – rappresentano un reticolo di collaborazioni che, sempre di più, si realizza, si intreccia, si sviluppa al di sopra dei confini: “se si recide questo collegamento, questo prezioso scambio di riflessioni, di collaborazioni, di esperienze, non si aiutano i diritti, non si aiuta la libertà né la pace, ma si indebolisce la forza del dibattito, della critica, del dissenso”.

Esulando dal caso specifico della Palestina e dell’Unical, l’azione istituzionale della stessa Università della Calabria è da sempre ispirata a tali valori, ai valori universali della tutela dei diritti umani, della pace, della democrazia, della libertà, dell’accoglienza delle diversità, della cooperazione e della solidarietà. L’Università della Calabria ha tradizionalmente sostenuto le comunità accademiche di tutto il mondo che vivono una situazione di rischio nei Paesi di origine e subiscono limitazioni e restrizioni nella ricerca e nell’insegnamento, promuovendo molteplici attività e concrete iniziative di supporto e di accoglienza per ricercatori e docenti universitari in fuga da teatri di guerra o da contesti privi della necessaria libertà.

Di fronte al precipitare degli eventi, il Senato Accademico dell’Università della Calabria sente quindi di dover:

Secondo l’Unical, tornando al caso specifico della Palestina, sarà infatti necessario dare accoglienza, sostegno e solidarietà alle comunità accademiche che oggi vivono scenari di conflitto in Medio Oriente, in Ucraina e ovunque nel mondo, in linea con i principi che l’Ateneo esprime e che di recente hanno già portato all’introduzione di borse di studio e di ricerca o forme di esonero dai contributi studenteschi a favore di rifugiati e profughi di guerra. Sarà importante incoraggiare lo sviluppo di linee di ricerca per la trasformazione non violenta dei conflitti; programmare nel Campus eventi sui temi della pace finalizzati a un costruttivo confronto critico garantendo, in forma pacifica e non violenta, la pluralità dell’offerta culturale in Ateneo; esortare la comunità accademica a impiegare la ricerca scientifica e i suoi risultati come strumento per la pace in grado di garantire il benessere di tutte le persone.

Auspicando la strada del confronto dialettico mirato a costruire un modello di pacifica convivenza tra i popoli, l’Università della Calabria saprà interpretare responsabilmente il proprio ruolo nella comunità accademica internazionale, per sensibilizzare le coscienze sulla necessità di porre fine all’isolamento della Striscia di Gaza, per far cessare le operazioni militari in Medio Oriente in accordo con la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu del 25 marzo 2024, e in tutte le zone di guerra, attraverso azioni volte a recuperare gli strumenti della politica e della diplomazia, che favoriscano il dialogo e una prospettiva di pace duratura fondata sul pluralismo religioso e sul rispetto dei diritti umani internazionalmente riconosciuti.