Portafogli, sciarpe orribili e cavatappi. L’inferno dei regali sbagliati (da cambiare o riciclare subito)
Dalla rivendita online alle pagine social dedicate ai doni “orribili”, il Natale continua anche dopo il 25 dicembre
Passato il pranzo di Natale e smaltita l’ultima fetta di panettone, per molti inizia una fase meno raccontata ma ormai diffusissima delle feste: il riciclo dei regali. Non tutti i pacchetti scartati sotto l’albero, infatti, finiscono nel cuore di chi li riceve. Alcuni vengono appoggiati con discrezione su una mensola, altri infilati in un cassetto “in attesa di tempi migliori”, altri ancora prendono rapidamente la strada di una seconda vita.
Il fenomeno è tutt’altro che marginale. Ogni anno, milioni di regali risultano poco graditi, duplicati o semplicemente inutili. Abiti della taglia sbagliata, profumi troppo intensi, elettrodomestici già presenti in casa, oggetti decorativi di gusto discutibile. E se un tempo il bon ton imponeva di conservare tutto per educazione, oggi la mentalità è cambiata.
Il cosiddetto regifting – ovvero rivendere, scambiare o donare un regalo non desiderato – è diventato una pratica socialmente accettata, spesso rivendicata come scelta pragmatica e persino sostenibile. I giorni immediatamente successivi al Natale segnano un picco di annunci online: regali ancora incellophanati, mai usati, perfettamente nuovi, pronti a trovare un nuovo proprietario.
I regali più riciclati (e meno amati) di sempre
Esiste ormai una sorta di classifica non ufficiale dei regali natalizi che finiscono più facilmente nel circuito del riciclo. In cima alla lista c’è lui, intramontabile e temutissimo: il portafoglio marrone in ecopelle, spesso rigido, anonimo, con cuciture in vista e un design fermo a vent’anni fa. Un regalo “neutro” solo in apparenza, che raramente incontra il gusto di chi lo riceve.
Subito dopo compaiono cravatte e sciarpe dai colori improbabili, regalate con l’idea di andare sul sicuro e finite invece a prendere polvere. Seguono i profumi troppo generici o troppo forti, quelli scelti “a sentimento” senza conoscere davvero chi li indosserà.
Altro grande classico del riciclo sono i soprammobili: cornici dorate, statue decorative, candele profumate oversize, oggetti che non trovano posto in nessuna casa moderna ma che continuano a essere regalati come se il tempo si fosse fermato. Non mancano poi le tazze con scritte motivazionali, i gadget aziendali riciclati come pensierini, i set da bagno mai aperti.
E poi ci sono i regali “tecnici” sbagliati: elettrodomestici doppi, piccoli accessori inutili, strumenti che promettono di semplificare la vita e finiscono dimenticati nella scatola originale.
Tra psicologia e ironia social
Accanto all’aspetto economico, c’è una chiave psicologica interessante. Ricevere un regalo “sbagliato” può generare imbarazzo, senso di colpa o frustrazione: è la sensazione di non essere stati davvero visti. Riciclare il dono diventa allora una forma di riequilibrio emotivo, un modo per riappropriarsi del gesto senza restare intrappolati nell’obbligo della gratitudine forzata.
I social hanno amplificato e normalizzato questo sentimento. Esistono pagine e community dedicate ai “regali orribili”, dove utenti condividono con ironia i doni più improbabili ricevuti: maglioni improponibili, oggetti kitsch, accessori mai desiderati. Racconti che fanno sorridere e, allo stesso tempo, liberano dal senso di colpa.
Non manca poi l’opzione più solidale: molti scelgono di donare i regali non graditi ad associazioni o reti di quartiere. Un gesto che trasforma un oggetto inutile in qualcosa di utile per qualcun altro, riducendo sprechi e dando al dono un significato nuovo.
Il riciclo dei regali racconta, in fondo, un cambiamento culturale: il Natale resta una festa di affetti, ma sempre meno di accumulo. Conta il pensiero, non il possesso. E se un regalo non funziona, non è un fallimento: è solo un oggetto in cerca della persona giusta.
Così, mentre le luci si spengono e l’albero torna in cantina, molti regali iniziano un viaggio nuovo. Più discreto, forse, ma non meno significativo.