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24/12/2024 ore 19.30
Societa

Pronti alla classica Gloria? Ecco perché il Natale a Cosenza inizia prima

Tra leggende e falsi miti, il tradizionale rito bruzio affonda le sue origini nel tempo
di Alessia Principe

Suona che ancora il cenone non è neanche cominciato. Alle nove di sera Cosenza si ferma un attimo, poggia gli stuzzichini sulla tavola dorata, il gambero affoga nella salsa rosa, la rosamarina resta spalmata sul pane in cassetta pressato e arrotolato mentre il cielo si riempie di fuochi artificiali. «Eccola, suona ‘a gloria». Una tradizione tutta nostra e di nessun altro. Un calcio d’inizio fischiato prima degli altri. Quando il resto d’Italia attende le campane della Mezzanotte per richiamare i fedeli alla messa più suggestiva dell’anno, Cosenza ha già dato quattro ore prima. Ma cos’è questa gloria? Perché ai meridiani e paralleli bruzi queste nove di sera sono così importanti?

Il falso mito sul web

Intanto va chiarita una cosa: la tradizione non è legata ad alcun fatto di cronaca, nessuna madamigella sacrificata in nome della propria virtù. Questa leggenda nella leggenda ha preso piede a un certo punto dalle pagine della Rete. Come si sa, per far diventare un fatto mai accaduto terribilmente reale, basta pochissimo. Una stampa d’epoca (che poi vai a sapere di chi), una storia scritta discretamente, un paio di nomi antichi. Fatto. Invece no. Ci sono due verità che si danno la mano, invece.

Per scoprire la prima bisogna mettere le scarpe col tacco basso e avviarsi verso il centro storico di Cosenza fermandoci ai piedi della Cattedrale. Proprio quella aveva il privilegio dell’anticipo rispetto a tutte le altre chiese. Così, si dice, che abbia preso a usare questo suo diritto di prelazione sul Natale, dando una scampanata d’avvio proprio intorno alle nove di sera. Consuetudine tramandata e poi rimasta.

Dall’America a Betlemme (passando da qui)

Ma c’è un’altra versione, molto complessa, legata ai meridiani e paralleli. Fu Sandford Fleming, ingegnere capo delle ferrovie canadesi, che nel 1879 a parlare del sistema dei fusi orari per rispondere alle necessità delle compagnie ferroviarie di avere un orario locale coerente tra le varie stazioni. Questa metodologia oraria ebbe così tanto successo da essere oggetto della Conferenza internazionale dei meridiani convocata a Washington nel 1884, convegno a cui partecipò anche l’Italia

Cosenza, insomma, voleva suonare la mezzanotte di Betlemme ma pur alle nove l’anticipo risulta troppo largo. E qui entrerebbe in gioco l’ora legale che entrò a singhiozzo anche nel nostro Paese dopo che, alla fine dell’Ottocento, l’entomologo George Vernon Hudson propose uno spostamento in avanti di 2 ore. Nel nostro Paese l’ora legale fu utilizzata fino al 1920 e poi di nuovo nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Un vescovo assonnato

Nel 1966 divenne legge la divisione dell’anno in 4 mesi di ora legale e 8 mesi di ora solare. Nel 1980 si decise di suddividere l’anno in due parti di 6 mesi ciascuna. Infine, dal 1996 il periodo dell’anno governato dall’ora solare ha inizio l’ultima domenica di ottobre e dura 5 mesi. Insomma in tutti questi passaggi si nasconderebbe il segreto che divide le nostre 9 di sera dalla mezzanotte di Betlemme. In poche parole: volevamo solo essere puntuali. Infine, ed è la versione più divertente (forse plausibile), c’è la vecchia storia del vescovo che guardando il possente orologio a pendolo ordinò di anticipare la sonata delle campane perché dopo troppe portate non vedeva l’ora di andare a letto.