Rende, anche l'IC "Falcone" tra i relatori del convegno Unical con la prof Canino
Venerdì 9 febbraio, nell’Aula Magna dell’Unical, la professoressa Annamaria Canino, docente ordinario di analisi matematica, ha condotto una vera e propria giornata di studio sul ruolo storico e sociale della donna e sul suo rapporto con la scienza, un tassello indispensabile dell’azione culturale che sta svolgendo l’associazione ANDE – Cosenza, Associazione Nazionale Donne Elettrici, e la sua presidente, Giovanna Giulia Bergantin.
Al tavolo dei relatori anche l’ IC “G. Falcone” di Rende Quattromiglia che, per l’occasione, ha mandato in campo tutte le classi terze della Scuola Secondaria di Primo Grado. Risale solo a quattro mesi fa, al 9 ottobre 2023, la partecipazione dell’Istituto al convegno del Prof. Luciano Rezzolla, “Come fotografare un buco nero”: i saldi rapporti di collaborazione con l’Università si sono poi ulteriormente consolidati e hanno permesso alla nostra scuola di entrare nella rete di scopo coordinata dall’associazione ANDE, appunto, nell’ambito del progetto “Emozionamoci” di cui il Liceo Classico “G. Da Fiore” di Rende è capofila, per tutta la provincia di Cosenza, nei percorsi di cittadinanza attiva che, partendo dal valore della bellezza in prospettiva civica, promuovono comportamenti responsabili e consapevoli tra i giovani.
«Il metodo didattico, della “G. Falcone” di Rende, non si basa sulla semplice raccolta dei dati, ma è impostato sulla ricerca e sull’innovazione – scrivono in una nota – anche e soprattutto nell’uso delle fonti storico-letterarie. Per questa ragione, nel preparare il nostro intervento, non ci siamo accontentati, e mai lo avremmo fatto, di un mero elenco di donne più o meno note rispetto al contributo che hanno dato nella scienza: siamo andati a fondo partendo dall’analisi del mito e abbiamo elaborato una vera e propria ipotesi sull’esistenza di un legame tra la donna e la scienza già a partire dai personaggi dei poemi omerici. Tale riflessione, ci ha portato ad una deduzione per nulla scontata: contrariamente a quel che comunemente si pensa, la donna e la scienza sono un binomio antico e profondamente radicato nello sviluppo civile, al di là del tempo e dello spazio, e lo dimostra, innanzitutto, il mito greco: Circe, la ninfa che trattenne Ulisse, per un anno, nella suggestiva isola di Eea, è, a nostro avviso, la prima donna che affrontò una prodigiosa attività di ricerca creando, nel proprio palazzo, un vero e proprio laboratorio di esperimenti per regolare gli equilibri della fauna e della flora del suo regno a vantaggio della stabilità del governo assolutistico di cui era a capo. Se pur nella leggenda, si è affermata come una delle menti più universali, innovative e prolifiche; uno degli esempi più insigni e geniali delle capacità di una donna in ambito scientifico.
È grazie all’energia del Sole che, il titano Elio, suo padre, fa crescere le piante, ed è, forse, per questo che lei, Circe, conosce le erbe e impara a realizzare i φάρμακα (fàrmaca), grazie ai quali, riesce a curare, ma anche a compiere trasformazioni; trasformazioni sugli uomini, quei naviganti che approdavano sulla sua isola e che subivano simili metamorfosi, non per il mero gusto di arrecare loro un danno o per divertimento, ma per arginare le violenze che, come donna e unica abitante di Eea, aveva subìto in passato. Il sapere che ricava dalla scienza, la rende così potente da acquistare, pertanto, anche il dominio sul regno animale. Se la scienza ha aiutato Circe a non subire più violenze dai naviganti e a debellare la sopraffazione degli uomini; quella stessa scienza è stata la ragione della tragica fine della prima scienziata della storia: la donna greca Ipazia d’Alessandria. Ipazia nasce presso Alessandria d’Egitto durante l’età ellenistica; si distinse come matematica, filosofa ed astronoma.
Arrivò a formulare anche ipotesi sul movimento della Terra, ed è molto probabile che cercò di superare la teoria tolemaica secondo la quale la Terra era al centro dell’ Universo. Viene ricordata anche come inventrice dell’astrolabio, del planisfero e dell’idroscopio, strumento con il quale si può misurare il diverso peso specifico dei liquidi. Purtroppo, però, nel clima di ripudio della cultura e della scienza in nome della crescente religione cristiana, Ipazia venne trucidata nel marzo del 415 d.C., lapidata in una chiesa da una folla di fanatici. Il suo nome è tornato famoso durante l’Illuminismo, quando molti autori hanno iniziato a ricordarne la sua libertà di pensiero e l’alto livello a cui erano giunti i suoi studi. Da allora viene ricordata come un simbolo dell’indipendenza della donna.
Al suo nome è dedicato il Centro Internazionale Donne e Scienza, creato nel 2004 dall’ UNESCO a Torino per sostenere lo studio, la ricerca e la formazione in particolare delle donne scienziate del Mediterraneo. A questa parte del nostro intervento, le alunne delle quinte del Liceo Classico “G. da Fiore” hanno accostato l’idea altrettanto innovativa di un’intervista “impossibile”, un’intervista doppia in cui, Ipazia, interpretata da un’alunna del Liceo rendese, si confrontava con una giovane donna dei nostri tempi per raccontare la sua storia di donna e di scienziata tacciata di essere una strega e, poi, condannata a morte. La scienza, per Ipazia, non è stata uno scudo come nel mito di Circe, ma il cumulo di una sapienza sotto il cui peso, la scienziata greca, è rimasta schiacciata per sempre, ma non nella memoria del tempo che è stato, non come modello delle donne contemporanee.
Il nostro intervento si è concluso, infatti, con un esempio di donna dei nostri giorni, quello di Samantha Cristoforetti, un’astronauta e aviatrice italiana, classe 1977, prima donna europea negli equipaggi dell’Agenzia spaziale europea e prima donna europea comandante della Stazione spaziale internazionale che abbiamo avuto modo di visitare attraverso un tour virtuale grazie al quale si è potuta ammirare non solo la complessità delle apparecchiature interne, ma anche la straordinaria bellezza delle foto satellitari di un pianeta Terra che deve tanto al ruolo delle donne. La giornata di studio si è conclusa, pertanto, con l’intervento di Rosanna Labonia che ha presentato e consegnato, ai giovani, il “Manifesto contro il femminicidio ed ogni forma di violenza di genere».