Rende, l'Unical realizza un videogioco per far conoscere le ricchezze sottomarine
Scendere negli abissi marini, calandosi dall’alto su un relitto che giace sul fondale e si manifesta man mano che la profondità si avvicina, crea un senso di vertigine. Anche se in realtà i piedi sono ben piantati a terra e non c’è un solo goccio d’acqua tutto intorno. Potere della tecnologia e delle capacità di un gruppo di studiosi che è riuscito a ricreare il mare e le emozioni che porta con sé nel chiuso di una stanza.
Con il visore 3D calato sugli occhi si ha la sensazione di essere davvero altrove, tra i resti di una vecchia nave che riposa custodita dalle acque. Invece siamo all’Università della Calabria, agli ultimi cubi accessibili dal ponte carrabile, dove ha sede il Dimeg, Dipartimento di Ingegneria meccanica, energetica e gestionale. In uno dei laboratori del numero 45 lavora il gruppo di ricerca che sta sviluppando il progetto Creamare. A coordinarlo è il professor Fabio Bruno, che nei suoi studi ha riversato tutto l’amore per quell’elemento che ha accompagnato la sua crescita. «Sono di Paola, quindi il mare è sempre stato una parte di me».
Natura e archeologia si nutrono l’una dell’altra in questo lavoro finanziato nell’ambito del programma comunitario Creative Europe e coordinato dalla 3D Research, spin off dell’Unical. Un progetto che coinvolge 5 nazioni e 7 partner.