Rischia di chiudere a Cosenza il centro di riferimento per sopravvissuti a tortura. Appello della ReSST a Occhiuto
Dal 2012 l’équipe socio-sanitaria gestita da La Kasbah ha seguito quasi mille percorsi di riabilitazione. Mancano i locali dopo la chiusura dell’ex INAPLI
A rischio la continuità di uno dei più storici progetti italiani di supporto alle persone sopravvissute a tortura e gravi violenze, operativo in Calabria dal 2012. La ReSST – Rete Italiana per il Supporto alle Persone Sopravvissute a Tortura – ha scritto nei giorni scorsi al presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, e al direttore generale del Dipartimento Salute e Welfare, Tommaso Calabrò, per chiedere un intervento immediato.
Al centro della richiesta c’è il futuro dell’équipe socio-sanitaria di Cosenza, attiva da tredici anni grazie a un Protocollo d’Intesa sottoscritto con la Regione e gestita dall’associazione culturale multietnica La Kasbah, tra i fondatori della ReSST. Il servizio, che si avvale della collaborazione di specialisti dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza e di una rete di medici volontari, ha seguito finora quasi mille percorsi di riabilitazione per persone che hanno subito torture, privazioni e traumi profondi.
Secondo la Rete, il problema nasce dalla necessità di ristrutturare i locali dell’ex INAPLI, messi a disposizione dalla Regione per ospitare il progetto. Nonostante i ripetuti tentativi di individuare una sede alternativa, ad oggi non è stata trovata una soluzione. La mancanza di spazi idonei per accogliere i pazienti comporterebbe la sospensione delle attività, con gravi conseguenze per una fascia di popolazione già estremamente vulnerabile e, indirettamente, per il sistema sanitario locale.
La chiusura del centro di Cosenza – avverte la ReSST – rischierebbe di far confluire decine di casi complessi nei Centri di Salute Mentale e in altre strutture sanitarie pubbliche, aumentando la pressione su servizi già sotto stress. Per questo, il segretariato della Rete, rappresentato da Marco Bertotto e Giancarlo Santone, ha chiesto al presidente Occhiuto di acquisire informazioni dirette sullo stato della vicenda e di individuare soluzioni amministrative per garantire la continuità del progetto.
“La Regione Calabria – scrive la ReSST – ha avuto un ruolo fondamentale nel promuovere questa iniziativa, che rappresenta una buona pratica riconosciuta a livello nazionale. È nell’interesse di tutti che il servizio possa proseguire in una sede idonea, garantendo cure e riabilitazione a chi ha subito violenze estreme e restituendo dignità e salute alle persone assistite”.