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13/12/2025 ore 18.28
Societa

Sit-in davanti al carcere di Rossano: «Liberate Ahmad Salem»

Presidio pacifico davanti alla casa circondariale per il 24enne palestinese detenuto da sei mesi: «Accusato solo per video sul telefono»

di Matteo Lauria

Davanti alla casa circondariale di Corigliano Rossano si è svolto oggi un sit-in per chiedere la liberazione di Ahmad Salem, cittadino palestinese di 24 anni detenuto da circa sei mesi. Un presidio pacifico, promosso da realtà solidali con la causa palestinese, nato per richiamare l’attenzione pubblica e istituzionale su una vicenda che i manifestanti definiscono ingiusta e priva di reali basi. L’iniziativa ha riunito attivisti, cittadini e rappresentanti nel mondo civico.

Al centro della mobilitazione la richiesta di scarcerazione del giovane, accusato di terrorismo in seguito al ritrovamento, sul suo telefono, di video legati alla causa palestinese. Contenuti che, secondo i promotori, circolano liberamente sui social e che non configurerebbero alcun reato. Il sit-in nasce anche dall’esigenza di rompere l’isolamento di Ahmad, detenuto lontano dal proprio contesto familiare e culturale. I partecipanti hanno voluto far sentire una vicinanza umana prima ancora che politica, ricordando come la condizione carceraria, soprattutto per uno straniero, possa diventare una forma di solitudine estrema.

A spiegare il senso della presenza davanti al carcere è Vincenzo Fullone, referente territoriale calabrese della Freedom Flotilla Coalition, già detenuto per alcuni giorni nelle carceri israeliane. «Siamo qui perché Ahmad Salem è in carcere solo per aver espresso solidarietà al suo popolo. Video che abbiamo tutti sui telefoni diventano, in questo caso, un’accusa che lo tiene rinchiuso», afferma.

Fullone richiama poi l’esperienza personale della detenzione: «So cosa significa essere isolati in un carcere straniero, con una lingua diversa. La solidarietà ricevuta allora è la stessa che oggi voglio restituire a lui».

Secondo Fullone, la mobilitazione è rivolta direttamente alle autorità giudiziarie. «Chiediamo che la situazione venga risolta immediatamente, perché Ahmad è detenuto senza aver commesso nulla. Non è un terrorista, è un giovane palestinese che ha manifestato un pensiero», dichiara, sottolineando la volontà di accompagnare il ragazzo anche nelle prossime tappe giudiziarie.

A ricostruire nel dettaglio le ragioni della protesta è Antonio Viteritti, del Coordinamento Corigliano Rossano per la Palestina. «Siamo qui per esprimere solidarietà a un ragazzo di 24 anni detenuto con un’accusa che non regge. I video trovati sul suo telefono sono materiali visti in tutto il mondo e non dimostrano alcun coinvolgimento in attività violente», spiega. Secondo il coordinamento, il controllo sul telefono sarebbe avvenuto durante una procedura amministrativa legata al permesso di soggiorno, trasformata in un’occasione per costruire un caso giudiziario.

Viteritti ribadisce la richiesta principale del presidio: «Chiediamo verità e giustizia, la caduta delle accuse e la sua immediata liberazione. Difendere un popolo oppresso e manifestare solidarietà non può diventare un motivo per finire in carcere». Un messaggio che il sit-in ha voluto rendere pubblico anche a livello politico.

Nel corso della giornata è entrata in carcere la consigliera comunale del Movimento 5 Stelle Lidia Sciarrotta, che ha effettuato una visita alla struttura. «Il ragazzo è sereno per quanto possibile, ma non sa perché si trovi lì. Nell’ultimo periodo ha iniziato a lavorare e continua a chiedersi cosa stia facendo in carcere», racconta. La consigliera riferisce anche delle difficoltà di comunicazione: «Parla poco italiano e per tranquillizzarlo è intervenuto un altro detenuto. Gli ho spiegato che fuori c’è una mobilitazione e un impegno per trovare una soluzione». Il sit-in di Rossano si inserisce in una rete più ampia di iniziative di sostegno, con l’obiettivo di mantenere alta l’attenzione sul caso di Ahmad Salem e di sollecitare una risposta rapida da parte delle istituzioni competenti.