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18/10/2023 ore 08.30
Societa

Santa Chiara e Sparrow, dopo la chiusura si farà un bando. Sorrentino: «La città non è un'azienda»

Le due strutture potrebbero finire in mano ai privati. Intanto anche l'Auser mugugna per la sede nuova e tante cose restano in sospeso
di Alessia Principe

Non usano i guanti gialli, i commissari di Rende. Per loro riorganizzare e recuperare, sembrano le parole d’ordine. Così sta avvenendo per gli immobili comunali finiti sotto la loro lente. In particolare il cinema Santa Chiara, il centro sociale Sparrow e prima di tutti, l’Auser.

Oltre la burocrazia c’è di più

«Amministrare una città non è una questione meramente burocratica, ma è guardare al territorio in tutte le sue peculiarità e aprire le porte a una visione che vada nella direzione del bene comune». Lisa Sorrentino, già assessore del comune di Rende, guarda a quello che sta accadendo al centro sociale Sparrow e al cinema Santa Chiara con preoccupazione.
«Questo presuppone un percorso condiviso e sviluppato in rapporto sinergico tra cittadinanza e amministrazione e non è sempre semplice perché comporta anche scelte impopolari. Chiaramente bisogna fare quadrare i conti – dice – ma una città non è una azienda e dunque l’obiettivo principale non può essere quello di realizzare profitti da ogni sua struttura, bensì quello di fornire servizi. Era esattamente questo il motivo che ha spinto l’amministrazione a non privatizzare il Cinema Santa Chiara, ad assegnare lo Stabile di Via Panagulis ad Auser e ad aprire un costruttivo dialogo con una storica realtà come Sparrow». Ed è proprio su quello spazio, molto tempo fa una scuola poi lasciata alle ortiche, che si concentra Sorrentino.
«Riconoscere come bene comune uno Spazio Precario Autogestito che di fatto per 10 anni ha rappresentato un laboratorio di buone pratiche dal basso sul piano sociale e culturale è una scelta politica ben precisa.

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Le esperienze di autogestione che animano da anni la nostra area urbana rappresentano motori e collanti importanti per la cooperazione sociale produttrice di mutualismo, diritti, cultura e pratiche democratiche. Aspetti per nulla banali in un periodo storico che spinge le generazioni future verso contesti avaloriali.
Nel caso di Sparrow la scelta politica sarebbe stata perfettamente in linea con quanto dettato dal Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e comune per la rigenerazione dei beni comuni, un Regolamento redatto a più mani, a più teste, ivi compresa quella del compianto Carlo Cuccomarino e approvato a Rende in Consiglio Comunale nel 2018.
E un bene, come scriveva Rodotà, appartiene alla categoria di “bene comune” se esprime utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali nonché al libero sviluppo della persona ed è informato al principio della salvaguardia intergenerazionale di tali utilità (Commissione Rodotà per la modifica delle norme del codice civile in materia di beni pubblici – 14 giugno 2007)».

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Situazioni in bilico

La situazione in cui versa il cinema Santa Chiara ha smosso gli animi dell’opinione pubblica. Il sentimento nei suoi confronti e nei confronti del suo custode culturale, il regista Orazio Garofalo, è intenso e diffuso. Nel 2016 una delibera aveva affidato a Garofalo il ruolo di consulente a titolo gratuito, dopo che questi aveva presentato un progetto articolato che aveva convinto la giunta. Da quel momento, dopo un lunghissimo oblio, finalmente il cinematografo più antico della Calabria aveva ripreso le sue proiezioni ad opera proprio del nipote del fondatore che nel 1926 aveva avuto l’intuito di replicare nel centro storico di Rende quello che lo aveva ammaliato in America. I commissari, però, non sono così romantici e così hanno deciso intanto di chiuderlo, effettuare dei controlli strutturali e poi far redigere un bando per la gestione. In questo caso rispondendo a una logica molto diversa da quella che aveva spinto a riaprire il cinema che ha offerto sempre gli spettacoli a titolo gratuito. Insomma se anche il cinema dovesse riaprire i suoi piccoli battenti, le cose potrebbero cambiare di molto.

Prima l’agibilità poi il bando

Dal Comune di Rende cercano di gettare acqua sul fuoco. «Dieci giorni e cercheremo di sistemare le cose, ma lo faremo in modo diverso rispetto alla precedente amministrazione e vi chiedo di farci lavorare in tranquillità». Ce lo dice al telefono l’ingegnere Stellato, che si occupa della faccenda dal mese di maggio. «Intanto manca l’agibilità. Essendo uno stabile antecedente al 1967, quindi storico, sarebbe bastato che un professionista con una abilitazione in mano, facesse un sopralluogo e poi mettesse tutto nero su bianco. Non è stato fatto, me ne occuperò io stesso. In secondo luogo per la gestione si farà un bando, perché sia tutto trasparente. Anche se in passato è stata nominata una persona a titolo gratuito, questo è stato potenzialmente un danno per l’Ente, perché poteva esserci qualcun altro che avrebbe potuto pagare un canone al Comune».

Il Comune di Rende aveva mantenuto in capo a sé la gestione, individuando in Garofalo un consulente a titolo gratuito, tra i pochi a poter maneggiare un’attrezzatura molto delicata come quella in dotazione al cinema. Adesso, se verrà – come sembra – pubblicato un bando per la gestione, si potrebbe andare verso una privatizzazione che cambierebbe completamente tutto e di cui, forse, non si sentiva la mancanza.

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Dove va l’Auser?

Ma la prima associazione a finire nel fuoco della triade commissariale, è stata l’Auser. La loro sede è sempre stata a Rende, in una zona facilmente raggiungibile: vicina alle scuole, alla sopraelevata, ai centri commerciali, insomma in pieno centro. Accade che a settembre la scuola media De Coubertin reclama gli spazi dell’associazione, di conseguenza l’Auser deve andarsene. I commissari accolgono subito la richiesta della scuola e avvertono l’associazione. Partono le proteste, anche un flash mob, perché la triade indica come luogo alternativo un posto nel centro storico.

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Le proteste sortiscono pochi effetti. La sede di piazza Matteotti, è la più comoda, ma i commissari scaricano sulla Prociv la responsabilità. «Ma la Prociv dice che quella è competenza del Comune, insomma vai a capire» Elena Hoo, presidente dell’Auser è un po’ sconsolata, ad oggi nessuno ha comunicato nulla. «Speriamo non sia una sede periferica o comunque difficile da raggiungere per persone che faticano a camminare e non hanno mezzi».

Il centro Sparrow ha le ore contate

A pochi passi dall’Auser, o dall’ex Auser, troviamo il centro Sparrow, ex distaccamento rendese del liceo classico Telesio, che dopo anni di abbandono, grazie all’impegno di attivisti e volontari, era tornato in vita. Proprio alla vigilia dei lavori di riqualificazione, ottenuti grazie ai fondi del Pnrr, i commissari hanno detto chiaramente che non hanno alcuna intenzione di continuare con l’assegnazione dello Sparrow secondo i criteri del Regolamento dei Beni Comuni, approvato dallo stesso Comune nel 2018. Insomma oltre il danno, la beffa. Prima gli attivisti tolgono dalle ortiche un non luogo rendendolo un luogo, poi alla vigilia dei lavori di restyling, vengono sfrattati perché non producono utile. Gli attivisti hanno accettato di sloggiare, con grande senso di responsabilità e per non mettere a repentaglio i lavori prossimi, chiedendo (e ottenendo), però, la possibilità di lasciare in loco arredi e oggetti, in attesa degli eventi. Gli eventi dovrebbero sfociare in un bando per l’affidamento e la gestione. E magari al posto di quel centro sociale vedremo un altro bar o un negozio di manicure o di telefonia. Vedremo.

La scuola che nessuno vuole demolire

Avvolta dalle tenebre fittissime, da molti anni, è la ex scuola elementare Stancati. Ne abbiamo parlato a più riprese, ma nessuno fino a questo momento si è impegnato a fondo per capire cosa farne. Nel cuore di Rende, quello che un tempo era un fiore all’occhiello, si è trasformato prima in un ricovero e ora in uno stabile in completo abbandono che fa brutta mostra di sé proprio in pieno centro. L’edificio è di proprietà della famiglia Bilotti (il cui patriarca, il mecenate Carlo Bilotti, ha donato a Cosenza le statue che oggi arricchiscono il Mab) che all’epoca l’aveva concesso in uso al Comune di Rende

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Successivamente era stato effettuato un atto di donazione che, però, non era stato accettato dall’amministrazione. La donazione era decaduta e si era prospettata la vendita a un privato. Adesso la situazione si è oltremodo ingarbugliata perché gli eredi Bilotti sono diversi, anche se Roberto Bilotti, uno dei nipoti, aveva dato spiragli per riuscire a sbrogliare la matassa, lanciando un amo all’ex sindaco di Rende, Manna, che però non l’aveva raccolto. «Se serve, la mia disponibilità c’è» ci aveva detto un anno fa. L’edificio, che è molto grande, andrebbe abbattuto e lo spazio recuperato. Si tratta di una zona centralissima che, tuttavia, a causa dell’incuria in cui versa lo stabile, sembra degradata.