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20/06/2025 ore 19.01
Societa

Tarsia, ragazzino morso da rottweiler: la precisazione del proprietario del cane

Il signor Diego spiega: «I primi a intervenire siamo stati io e mia moglie. Ayad e Ibrahim sono bravi ragazzi, ma il loro racconto dell'accaduto non corrisponde al vero»
di Redazione

Pochi giorni fa, abbiamo dedicato un articolo, corredato da un’intervista video, ad una storia verificatasi a Tarsia, in provincia di Cosenza. Vi abbiamo raccontato dell’aggressione di un cane ai danni di un ragazzino, e di come due migranti (Ayad e Ibrahim) – ospiti del Centro di accoglienza straordinaria “Laura Anna” – siano intervenuti in aiuto del malcapitato. Una ricostruzione dei fatti che, secondo il proprietario del cane, non corrisponde al vero. Di seguito, pertanto, troverete le dichiarazioni del signor Diego che ha chiesto alla nostra testata il diritto di replica.

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«Mi chiamo Diego e sono proprietario del cane che, lo scorso 30 maggio, ha morso un ragazzino di dodici anni. Preciso che il cane non si trovava all’interno di un parco, come riferito nell’intervista, dov’è previsto l’uso della museruola, ma su una strada pubblica, e mia figlia diciottenne lo teneva al guinzaglio. Su quella stessa strada, c’erano dei ragazzini che giocavano a rincorrersi con delle pistole ad acqua e uno di loro, inavvertitamente, si è avvicinato troppo al cane che ha reagito mordendolo a un polpaccio. Il cane, su mio ordine, ha mollato la presa dopo un paio di secondi. Non è assolutamente vero che sia stato Ibrahim a prendere il cane dal guinzaglio, allontanandolo dal ragazzino. Il cane dà retta soltanto a me, che sono il padrone. Subito dopo, mia moglie ha effettivamente chiesto ad Ayad di prendere in braccio il ragazzino e di portarlo nella vicina guardia medica. Con loro, oltre a mia moglie, si è recato anche Ibrahim e sono rimasti lì tutti insieme ad aspettare l’arrivo dell’ambulanza. I due ragazzi ospiti del Cas sono sicuramente stati animati da buona volontà, ma è falso che tutte le altre persone che hanno assistito alla scena siano rimaste indifferenti, senza prestare soccorso. Spero che Hayad e Ibrahim riescano a ottenere il permesso di soggiorno, perché, per come li conosco, sono dei bravi ragazzi. Tuttavia, nel riferire l’accaduto, sono andati decisamente oltre».