Vigilia di Natale a Corigliano-Rossano, una città che sceglie il silenzio e l’attesa
Niente grandi eventi il 24 dicembre: tra cene fuori, veglie e messa di mezzanotte, la vigilia resta un tempo di raccoglimento
La vigilia di Natale a Corigliano Rossano non è fatta di grandi appuntamenti pubblici né di programmi affollati. È una giornata che scorre con passo misurato, riconoscibile più nei comportamenti che negli eventi. Una data che resta ferma nel calendario cittadino, ma che si muove nelle abitudini, nelle scelte familiari, nei piccoli riti collettivi che precedono la notte del 24 dicembre.
«A livello di iniziative non c’è nulla organizzato per il 24, perché gli appuntamenti ufficiali partono il giorno dopo», spiega Federico Smurra, presidente della Pro Loco dell’area urbana di Rossano. Una constatazione che non significa assenza di vita, ma piuttosto una diversa forma di partecipazione, più raccolta, meno visibile. Nel centro storico, come nelle aree più recenti, la vigilia si manifesta nelle ore del mattino. I mercati funzionano regolarmente, senza eventi collaterali. Le botteghe alimentari registrano un ultimo passaggio di chi cerca il pane fresco o un prodotto mancante, poi le saracinesche iniziano ad abbassarsi in anticipo. Non c’è confusione, non c’è frenesia.
L’atmosfera è quella di una sospensione condivisa. Negli ultimi anni, però, qualcosa è cambiato. «In questo periodo storico stanno iniziando le cene nei ristoranti», osserva Smurra. Sempre più famiglie scelgono di non cucinare in casa, affidando la vigilia ai locali del territorio. Una trasformazione lenta, ma evidente, che modifica il volto della tradizione senza cancellarla del tutto. La tavola resta centrale, ma si sposta fuori dalle mura domestiche. Il 24 dicembre, a Corigliano Rossano, non è una sera rumorosa. Le strade si svuotano gradualmente, il traffico cala, le luci restano accese ma senza richiamare folle. È una serata che invita alla calma.
«La gente preferisce andare a mangiare fuori, poi rientrare presto», aggiunge il presidente della Pro Loco. Una scelta che riflette nuovi stili di vita, ma anche il desiderio di vivere l’attesa con meno carico organizzativo. Il cuore della vigilia batte soprattutto nelle parrocchie. Qui il tempo assume un altro ritmo. Le chiese restano aperte, accolgono fedeli di ogni età, famiglie intere, anziani, giovani. «Nelle parrocchie si fa la veglia natalizia, quindi c’è la veglia a mezzanotte e poi la funzione religiosa», racconta Smurra.
È questo il momento in cui la comunità si ritrova in modo più visibile, condividendo silenzio, canti, preghiera. La messa di mezzanotte rappresenta il punto di arrivo della giornata. Non solo un rito religioso, ma un gesto identitario che attraversa le generazioni. Al termine della funzione, le piazze tornano ad animarsi per poco tempo. «I ragazzi, dopo la mezzanotte, escono per lo scambio di auguri, si balla», dice Smurra. Incontri brevi, saluti, qualche musica improvvisata. Nulla di organizzato, ma tutto riconoscibile. Tra le iniziative che resistono nel tempo, resta il presepe. Presente nelle chiese, nelle case, in alcuni spazi pubblici, continua a essere un simbolo forte della vigilia.
Non è accompagnato da eventi collaterali, ma mantiene una funzione narrativa, raccontando la nascita attraverso scene semplici, spesso curate dalle stesse comunità parrocchiali. Nei quartieri non si registrano appuntamenti specifici. «Il 24 è una data ferma, non si fa niente», ribadisce Smurra. Una frase che sintetizza bene lo spirito della giornata. Non ci sono manifestazioni, non ci sono spettacoli, non ci sono iniziative particolari nemmeno da parte delle comunità straniere presenti sul territorio.
La città sceglie il raccoglimento. Questa apparente immobilità è, in realtà, una forma di rispetto verso il significato della vigilia. Corigliano Rossano conserva un modo sobrio di vivere l’attesa, affidandola più ai gesti che ai programmi. È una sera che parla attraverso le luci delle case, le porte delle chiese, le strade quasi vuote. Il movimento vero arriva il giorno dopo, con gli eventi pubblici e le iniziative in piazza. Ma il 24 resta un tempo a parte. Un confine simbolico tra l’ordinario e il giorno di festa. Un momento in cui la comunità, pur cambiando abitudini, continua a riconoscersi negli stessi passaggi: la cena, la veglia, la messa, gli auguri dopo mezzanotte. Una tradizione che non ha bisogno di palchi né di annunci. Vive nel silenzio condiviso e nella scelta, ancora forte, di fermarsi prima che inizi il Natale.